Da Libero a Il Fatto Quotidiano a la Repubblica, passando per Grillo, leggo in rete l’espressione di una rabbia pericolosa. Sul premier e sui politici in genere viene vomitato un livore accresciuto dai giornalisti con articoli che mirano al gradimento immediato ma che non pongono nessun obbiettivo formativo o di riflessione. A cosa serve che una giornalista di uno dei tanti blog in Rete esprima la sua opinione su Nicole Minetti? Ma è questo giornalismo? E’ questa la funzione di un blog popolare? Mi verrebbe da dire: “e chissenefrega di cosa pensi tu”. Ciò che diventa cruciale oggi è che i blog assumano la funzione di elaboratori della rabbia, giustificata, degli italiani.
Stamane Radio Capital mi ha chiesto in un’intervista cosa penso delle madri e dei padri delle ragazze che si dicono felici se le figlie intrattengono relazioni con i potenti. Ora, può essere che anch’io non ne possa più di dovere rilasciare pareri su mie coetanee che vendono le figlie per un improbabile futuro da velina. Ma sono alla radio, migliaia di persone sono all’ascolto e ho dunque la responsabilità di elaborare il mio pensiero e di proporre un punto di vista articolato che serva a chi mi ascolta a comprendere cosa conduce dei genitori a esternazioni così. E’ mio compito dire, con parole comprensibili, poiché esprimersi come se dall’altra parte ci fosse solo Umberto Eco non è un gesto democratico, che queste madri e padri sono figlie/i di una società dove “se non appari non esisti” e che …
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