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La Rabbia

La Rabbia

 

“Tu hai dei doveri sacri, verso tuo marito everso la tua famiglia” diceHolger spazientito alla moglie che ha sempre considerato una sprovveduta eche ora invece ha deciso di lasciarlo. “Ho dei doveri più sacri di questi” risponde lei guardandolo negli occhi. “Idoveri verso me stessa”. Avviene nel dramma “Casa di Bambola” che Ibsen, un uomo norvegese, scrisse 135 anni fa. Pare incredibile, è una piece teatrale talmente moderna per noi povere italiane, che non ci pare vero che sia esistito un uomo che nell’ottocento ammetteva che più della famiglia fosse necessario onorare i doveri verso sé stesse, non per egoismo, ma per rispetto della  vita.

Il 10 aprile del 2013 è morto mio padre Romeo, l’uomo più importante della mia vita. Era anziano, non è stata una sorpresa, ma la mia vita da allora è cambiata. Sono ora il perno, come molte di voi, di un delicato incrocio tra generazioni  di cui sono divenuta il riferimento. Il mio invece, di riferimento, non c’è più. Succede a tante. Dopo averlo tenuto vicino a noi  due giorni, pare strano dirlo ma giorni bellissimi perché avevo ancora per me il suo amatissimo volto, l’abbiamo lasciato andare. E mio padre non c’è più stato. E’ accaduto però che, senza deciderlo coscientemente, dal giorno seguente io abbia ripreso la mia vita apparentemente come prima. Erano giorni densi di doveri, in particolare nelle scuole, con studenti, con ragazze. Andavo a letto la sera e mi addormentavo quasi sorpresa di non sentire quel dolore che mi …

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Elaborare la Rabbia

Da Libero a Il Fatto Quotidiano a la Repubblica, passando per Grillo, leggo in rete l’espressione di una rabbia pericolosa. Sul premier e sui politici in genere viene vomitato un livore  accresciuto dai giornalisti con articoli che mirano al gradimento immediato ma che non pongono nessun obbiettivo formativo o di riflessione. A cosa serve che una giornalista di uno dei tanti blog in Rete esprima la sua opinione su Nicole Minetti? Ma è questo giornalismo? E’ questa la funzione di un blog popolare? Mi verrebbe da dire: “e chissenefrega di cosa pensi tu”. Ciò che diventa cruciale oggi è che i blog assumano la funzione di elaboratori della rabbia, giustificata, degli italiani.

Stamane Radio Capital mi ha chiesto in un’intervista cosa penso delle madri e dei padri delle ragazze che si dicono felici se le figlie intrattengono relazioni con i potenti. Ora, può essere che anch’io non ne possa più di dovere rilasciare pareri su mie coetanee che vendono le figlie per un improbabile futuro da velina. Ma sono alla radio, migliaia di persone sono all’ascolto e ho dunque la responsabilità di elaborare il mio pensiero e di proporre un punto di vista articolato che serva a chi mi ascolta a comprendere cosa conduce dei genitori a esternazioni così. E’ mio compito dire, con parole comprensibili, poiché esprimersi come se dall’altra parte ci fosse solo Umberto Eco non è un gesto democratico, che queste madri e padri sono figlie/i di una società dove “se non appari non esisti” e che …

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