Pierre Bourdieu ha scritto ciò che anche noi, con gratitudine nei suoi confronti, diciamo. Gli intellettuali nostrani criticano ma siamo in buona compagnia: anche Bourdieu in patria è stato molto osteggiato. In un’ottima intervista di Reset Giancarlo Bosetti dialoga con il sociologo francese. Eccola anche qui di seguito:
In Francia il piccolo volumetto rosso di Pierre Bourdieu Sur la télévision, uscito in Italia per Feltrinelli, ha venduto centomila copie. Il sociologo del Collège de France noto per la vastità e l’importanza delle sue analisi sul sistema scolastico, sulla formazione del gusto, sul ruolo delle élites (qualche titolo: “La distinzione”, “La misère du monde”, “Ragioni pratiche”) e per la sua attenzione alla filosofia (“Méditations pascaliennes”) è sempre stato schierato nella vita politica su posizioni di critica sociale radicale, è – come si dice – un maître-à-penser della gauche. Si è attivamente impegnato nell’inverno del 1995 contro il piano Juppé, è sempre in primo piano nella battaglia con gli immigrati e per la revoca della legge Pasqua, non ha mai risparmiato critiche neppure ai socialisti francesi. La sua ricerca è sempre stata davvero anticonformista, nel senso più scomodo e disturbante della parola, così come la rivista internazionale che dirigeva, Liber. L’ultimo disturbo ha voluto portarlo al mondo della televisione e dei poteri che la guidano.
In questo libro “Sulla televisione” lei sostiene che è necessario risvegliare la coscienza dei professionisti circa la struttura invisibile dei media. Crede che i professionisti, ma anche il pubblico, siano ancora così ciechi di fronte a …
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