Arrivavo lentamente, mi fermavo sulla porta e guardavo, con attenzione, mi pareva.

La stanza era luminosa, almeno io la ricordo così. Gli altri allievi erano già seduti sulla moquette chiara, con le spalle appoggiate alla parete. C’era un senso di bellezza diffuso.

Stavo immobile e col batticuore. Piena di rispetto, mi pareva.

Non sapevo se oggi sarei potuta entrare: attendevo il permesso di farlo. Senza rabbia, mi pareva.

Il docente era assorto in cio’ che stava facendo, poi alzava la testa, si guardava intorno, guardava gli allievi. Poi il suo sguardo si posava su di me e io capivo che non ero pronta per entrare.

Tornavo a casa. Senza risentimenti, mi pareva.

Uno degli insegnamenti più importanti che ho ricevuto nella mia vita è stato imparare, per me faticosamente, a esercitare l’assenza di giudizio. Esattamente il contrario di ciò che insegna la nostra cultura. Se dimostri di saper giudicare e criticare, la società ti apprezza. Lo vediamo giornalmente nei dibattiti televisivi: ascolto azzerato, giudizi feroci.

Uno dei modi certi per non apprendere nella vita, è giudicare un’esperienza mentre la si sta vivendo, o una persona mentre sta ancora parlando. Il più delle volte ci precludiamo la possibilità di imparare, opponendoci criticamente. L’apprendimento necessita di tempi lunghi, di capacità di ascolto, di pazienza.

Il docente citato sapeva riconoscere la chiusura e il risentimento anche dallo sguardo dei suoi allievi. Teneva corsi meravigliosi sulla capacità di creare. E per creare al livello che ci proponeva, chiedeva ci presentassimo aperti per apprendere. Ma …

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