Ricevo da Lorenzo, 20enne tra gli ideatori del Flash Book e volentieri pubblico.

Esporsi alla città in poche decine o centinaia di persone, solo leggendo senza aprire bocca, senza poter spiegare perchè si legge, perchè con altre persone, perchè in un luogo pubblico e soprattutto cosa si legge può sembrare una protesta sterile. Molti ci accusano di intellettualismo, di snobismo o fastidioso cripticismo. Io ritengo, oggi come al primo Flash Book dell’11 dicembre, che non manifestare il motivo per cui si protesta non voglia sempre dire non avere motivi affatto. Nel Flash Book significa rispetto per le motivazioni altrui: nello stesso luogo, nello stesso tempo, nella stessa protesta, protestiamo per motivi diversi, testimoniamo, con la semplice presenza, l’adesione a crociate di fede opposta. Niente allineamenti, solo la rivendicazione dello spirito critico individuale, integralmente individuale. Ci sono moltissimi luoghi adibiti al compromesso, al confronto o allo scontro di idee, alla soluzione dei problemi. Flash Book non è uno di quelli. Flash Book vuole solo ricordare, in silenzio, che i problemi ci sono e che la riflessione, simbolizzata nel libro, è un modo migliore di altri per rilevarli, e quindi il primo passo per risolverli.Qui non compaiono parole da difendere, slogan a cui adeguarsi, battaglie da portare avanti. Compare soltanto il simbolo di ciascuna di queste battaglie, incarnate nei silenziosi lettori in mezzo alla strada; trapela soltanto l’allusione a una quantità potenzialmente infinita di idee a cui dedicare la vita, di cause per cui combattere. Ma altrove, dopo. Non qui. Flash Book

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