Posts tagged "donne"

Lettera da Praga

Approdo a Praga, alla Conferenza Mondiale di Donne Professioniste e Dirigenti, esausta, dopo questi mesi di trincea in Italia.

Ormai dobbiamo difenderci giornalmente da una tv indecente, da attacchi miserevoli a come ci vestiamo e al nostro aspetto fisico, da insinuazioni verso una presunta invidia di donne mature verso le veline.

Mai mi ero sentita caduta così in basso, così occupata a preservare il nostro diritto fondamentale ad essere rispettate come persone, come individui.

Fortunatamente da qui, le quotidiane battaglie italiane, ormai divenute un corpo a corpo per non farci usurpare anche i diritti acquisiti da anni, paiono lontane.

Nell’Aula plenaria siedono 600 donne e anche qualche decina di uomini, provenienti da 60 diversi Paesi: donne che scelgono di incontrarsi una volta all’anno per condividere opportunità e problemi e trovare soluzioni comuni.

Donne molto capaci, in grado di innescare cambiamenti, di gestire realtà aziendali importanti, di dirigere con successo organizzazioni internazionali.

I temi sono importanti: la sostenibilità ambientale, gli effetti della globalizzazione sul futuro dei Paesi emergenti, l’utilizzo della tecnologia come strumento di emancipazione nei Paesi in via di sviluppo.

Al panel di discussione a cui sono stata invitata: “Storie e Strategie raccontate da donne in grado di progettare il futuro”, Genevieve Berger racconta con passione di cosa significhi essere la Direttrice Scientifica di di uno dei più importanti centri di Ricerca e Sviluppo di una grande multinazionale, mentre Danica Purg ci affascina sul racconto di come ha costruito la più grande Business School nei Paesi dell’Est, IEDC, affrontando mille …

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DONNE DOVE SIETE?

Donne dove siete? Scrive un lettore, chiede Zucconi da Repubblica.

Solo un brevissimo post: sono a Praga alla Conferenza Mondiale delle Donne “Wisdom in Action”, il mio intervento è tra poco e ho bisogno di ripassarlo.

Noi sul blog ci siamo e lo stiamo dimostrando, da mesi qui c’è un gran fermento.

Però dobbiamo fare di più, essere più decise e uscire allo scoperto.

Vi ribadisco la domanda finale del documentario IL CORPO DELLE DONNE:

DI CHE COSA ABBIAMO PAURA?

Vi chiedo di fare questa domanda oggi a tutte le donne che incontrate, io la farò in plenaria davanti a 600 donne di 60 nazionalità diverse.

CHE COSA CI FA PAURA? SE ARRIVIAMO AD ACCETTARE DI ESSERE MESSE SOTTO UN TAVOLO, DI FARCI APPENDERE COME CARNE DA MACELLO, DI ESSERE USATE COME DECORAZIONE. SE ACCETTIAMO CHE SI DIA DELLA SCEMA E BRUTTA A UNA DONNA IN UN DIBATTITO TELEVISIVO, COSA TEMIAMO?

Abbiamo paura di perdere il consenso di alcuni uomini? Perdiamolo.

Temiamo di essere additate come femministe invidiose? Superiamo questa paura

Pensiamo di divenire troppo vulnerabili? Accettiamo la nostra vulnerabilità.

Di essere descritte pure noi come racchie? E che ci importa?

Chiediamoci DI CHE COSA ABBIAMO PAURE RAGAZZE?

Dai Dai dai che è il momento di reagire!

Tiriamo su la testa!…

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Ci piace di più il nostro, di modo di vivere

In Repubblica di oggi Serra evidenzia la frase più significativa espressa da Nanni Moretti nell’intervista rilasciata ieri “Mi piace più il mio, di modo di vivere”. Esprime, sostiene Serra, ”la certezza che si possa stare in una società di massa senza farsi troppo ricattare dalle mode, e condizionare dal terrore di essere in minoranza. Descrive esattamente il sentimento che è mancato a gran parte della sinistra italiana… L’orgoglio in overdose può essere letale… ma la sua mancanza trasforma in imbelli e in depressi.”

Di che cosa abbiamo paura? Chiediamo alla fine del documentario IL CORPO DELLE DONNE. La risposta non può essere solo una ma certo è che ci siamo fatte ricattare anche noi donne dal terrore di essere in minoranza, condizionate dalla moda che ci imponeva i suoi diktat da schiavisti, senza il giusto orgoglio che ha preservato Moretti, e dunque ridotte ad essere oggetti ad uso e consumo della società mercantile.

Ad uso e consumo del mercato sostengo, non degli uomini presi nella loro singolarità.

Gli uomini non ci vorrebbero oggetti a loro uso e consumo, non vorrebbero grechine e veline copie di personaggi web a loro volta copia di fantasie onanistiche che lasciano l’amaro in bocca.

Questa nostra tv italiana bene rappresenta il colpo di coda del patriarcato, sostiene Marina Terragni che mi intervista in Io Donna di oggi. E’ una tv totalmente in mano ad un pensiero misogino moribondo ma che non vuole morire e quindi cattivo e aggressivo, impaurito dall’enorme cambiamento che ci attende: un

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Le donne che fanno la TV

Ho cercato di immaginare i volti, le espressioni dei dipendenti Rai quando la Bonino ha comunicato loro di voler restare negli studi e di occuparli da “non violenta gandhiana”: alcuni immagino saranno stati contrariati, altri avranno gioito, immagino nascostamente, nel vederla ergersi a difesa di un diritto che loro stessi avrebbero forse voluto tutelare.

Cosa pensano le donne che lavorano in Rai?

Cosa pensano le donne che lavorano in Mediaset?

Mi piacerebbe iniziare un dialogo con loro.

Penso alle autrici di molti programmi di intrattenimento che prevedono l’utilizzo di figure femminili di contorno, le grechine. So che molte figure decisive per la selezione di veline e schedine sono donne. Ho visto tra le decine di ore di tv selezionate, donne presentatrici di potere, rivolgersi senza rispetto a donne vallette più giovani.

Perché succede?

Immagino però anche autrici di programmi interessanti, giornaliste motivate e show girls con esperienza e talento, vivere con imbarazzo e presumo malessere all’interno di aziende che così poco rispetto dimostrano verso di loro e le loro simili.

E cosa pensano i loro colleghi uomini? Che sguardo corre tra di loro e le loro colleghe, quando dal monitor alle 4 del pomeriggio della domenica, osservano una donna matura che infila una ragazza procace sotto una doccia? O quando fanno la regia di una trasmissione alle 7 di sera, e inquadrano insistentemente, seni e cosce?

E noi qui fuori cosa possiamo fare? Di cosa avreste bisogno per iniziare a dire che no… quel pezzo con la ragazza sotto il

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Nei tinelli delle famiglie italiane

Il tinello è quel locale della case che in particolare negli anni ’60 definiva il luogo dove la famiglia si radunava per il pranzo e la cena e dove veniva collocata la TV, allora in bianco e nero e che trasmetteva solo poche ore al giorno. Il tinello è ancora una realtà presente in molte famiglie italiane, solo che ora la TV viene lasciata accesa diverse ore al giorno.

Al mattino viene accesa dalla donna casalinga e madre e dalle nonne che, a differenza degli altri Paesi europei, vivono spesso insieme alla nuova famiglia della figlia o più raramente del figlio.

Resta accesa durante il pranzo quando tornano i figli da scuola, che spesso continuano a tenerla accesa anche al pomeriggio, come sottofondo per compiti e merende. Ed è ancora accesa la sera quando il marito/padre torna a casa e guarda la tv con il resto della famiglia durante la cena, e resta poi solo davanti allo schermo quando i ragazzi vanno a dormire e la moglie riassetta. Non molto è cambiato nelle forme e nelle organizzazioni della famiglia italiana dagli Anni ’60 ad oggi. L’unica grande differenza è il numero maggiore di ore in cui la tv resta accesa.

Cosa accade dunque nei tinelli delle famiglie italiane davanti alla tv?

Quando al mattino verso le 10 o le 11 una dottoressa di medicina estetica di età indecifrabile e dalla bellezza chirurgica dispensa consigli su come aumentare la dimensione del seno col semplice innesto di una protesi, cosa sta facendo

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Fare la propria faccia

Nella trasmissione L’Infedele del 4 maggio, Gad Lerner mandava in onda alcuni minuti del nostro video IL CORPO DELLE DONNE. Alla visione di alcuni volti televisivi visibilmente modificati dalla chirurgia estetica, Margherita Hack interveniva sostenendo che quelle donne erano più brutte che se avessero mostrato la loro vera età. Questa è anche l’opinione di molte di voi che scrivono al nostro blog: la chirurgia estetica che interviene in modo massiccio sul volto rende, secondo l’opinione qui espressa, più brutte.

Credo che sia in fondo un fatto poco rilevante definire se gli interventi chirurgici rendano più o meno belle le persone, uomini e donne.

La carrellata dei volti proposti nel nostro documentario, molti rifatti, altri al naturale, volevano portare all’attenzione e ad una successiva riflessione l’importanza del ruolo svolto dal volto umano nelle relazioni sociali, la comunicazione espressa dai volti in tv e soprattutto la ricaduta sociale della scomparsa dei volti.

Quali effetti scaturiranno dalla rimozione delle nostre facce?

Faccia ha la stessa radice del verbo fare, quindi in un certo senso noi facciamo la nostra faccia. La mia faccia è fatta dalla mia vita, dalle esperienze che ho avuto, dai dolori che ho provato, dalle gioie che ho condiviso. Lo spiega bene James Hillman nel suo “La Forza del Carattere”.

Ho il diritto di privare il mondo della mia faccia? Posso incontrare l’Altro nascondendomi dietro la mia “non faccia”?

Sono domande su cui urge riflettere, prima che la chirurgia estetica spazzi via i nostri volti.

La domanda è profonda e

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Donne, Media e Costituzione

Il Corpo delle Donne è un documentario che denuncia come gli stereotipi della bellona scema e della matura rifatta non possano essere gli unici proposti dalla televisione e, diciamolo, in particolare dalla tv pubblica.

Alcuni scrivono che le ragazze/donne umiliate e schernite nelle trasmissioni tv sono maggiorenni e scelgono di essere dove sono. Infatti non stiamo discutendo della libertà individuale.

Il tema è: possiamo da subito chiedere che la tv rappresenti l’universo femminile nella sua molteplicità: noi non siamo solo soubrette e “grechine”.

Vi riporto un brano di un’interessante ricerca del Censis del 2006, che spero gli ospiti de L’Infedele di Gad Lerner del 4 maggio, leggano; qualcuno di voi ricorderà che a più voci veniva ripetuto che la proposizione ossessiva del corpo femminile in tv è una realtà europea.

Non è vero. Ce lo dicono i numerosissimi lettori stranieri, esterefatti dalla visione del video e ce lo ribadisce questa ricerca:

“…Il ruolo dei media e della rappresentazione della donna nei media nel processo democratico di affermazione dei pari diritti è ampiamente identificato e riconosciuto da Onu, Ue, Consiglio d’Europa. …Quello che in molti Paesi europei ha prodotto un serissimo dibattito culturale e normativo, nel nostro paese, appare ancora come un “tema di frontiera” o, peggio ancora, un tema da suffragette nostalgiche di un femminismo ormai trapassato..

Stenta In Italia ad affermarsi il principio che una rappresentazione “plurale” delle donne, una rappresentazione non offensiva della loro dignità, non volgare e che non la riduca sempre e solo ad oggetto sessuale,

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