Posts tagged "cinema"

Videocracy

Forse hanno ragione ormai loro. Loro, quelli che la tv la fanno e che in tv ci vanno, dicono che è solo la tv ormai a farti esistere e a darti la notorietà vera. Sulla passerella rossa del Festival del Cinema di Venezia passano tra le grida di entusiasmo del pubblico assiepato, i veri eroi di quest’epoca: “Simo” Ventura, Flavio con la Gregoraci e gli altri volti televisivi che ci sono ormai familiari, trovandoli noi ormai ovunque, dal settimanale non solo di gossip, ( ricordate il calendarione con “Cristina la 6a” su Panorama?) alle affissioni, ai dibattiti. Sorridono mentre la folla li fotografa in delirio, mentre alcuni si sporgono oltre le transenne per cercare di toccare Briatore, uomo idolatrato baciato dalla fortuna: macchine di formula 1, moglie soubrette, Sardegna e billionaire. Sono i nuovi eroi accessibili a tutti, quelli in cui gli spettatori della tv facilmente si rispecchiano: mai troppo belli,sempre esagerati, abiti sbagliati, incedere goffo, fascino azzerato. Poco più in la una Rampling meravigliosa elegantissima e ieratica alza la mano discretamente salutando. I fotografi stranieri finalmente scattano avendo trovato nella Rampling un soggetto degno da immortalare: gli stranieri si chiedono con stupore come mai ad uno dei piu’ importanti Festival del Cinema del mondo, arrivi in massa tutto il trash televisivo. E il nostro trash televisivo è il vero protagonosta di VIDEOCRACY, il film riflessione di Erik Gandini sui collegamenti tra politica e tv che rendono il nostro Paese un caso anomalo. Il film va visto. Molti di voi …

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Il nostro dovere più sacro

Pochi minuti di Casa di Bambola, dramma di Henrik Ibsen, che ci servono a riflettere su come i temi che qui discutiamo, fossero già attuali nella Norvegia di 150 anni fa. Prima di passare al video, se volete, potete leggere la trama della piece teatrale qui:

http://it.wikipedia.org/wiki/Casa_di_bambola

Helmer:  Ma da ora in avanti tutto cambierà. Il tempo del gioco è finito. Ora è tempo  per voi di iniziare un percorso educativo.

Nora: chi? Io o i bambini?

Helmer:: Entrambi.

….

Nora: Devo cominciare ad  educare me stessa. E tu non sei l’uomo che mi puo aiutare in qs compito. Lo devo fare da sola. Per questo ti lascio. Devo imparare a stare in piedi con le sole mie forze. Devo conoscere me stessa e le cose che accadono intorno a me. Devo andarmene dalla  tua casa.

Lui: Ma non puoi farlo. È contro i tuoi doveri piu sacri

Lei: e quali sono i miei doveri piu sacri?

Lui: Tuo marito, i tuoi figli.

Lei: ho dei doveri ancora piu sacri: i doveri verso me stessa.

Casa di Bambola fu scritto da Ibsen nel 1879 e alla prima rappresentazione, come avete letto, suscitò uno scandalo enorme. Se ne discuteva continuamente, e le discussioni spesso accendevano gli animi e talvolta degeneravano. Per un certo tempo fu consuetudine, nei biglietti di invito a cena, aggiungere una postilla: “I signori invitati sono cortesemente pregati di non parlare di Nora”.

Ibsen sosteneva che “ci sono due tipi di leggi morali, due tipi di coscienze, una …

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Mambo

Negli Anni Cinquanta gli Italiani erano appena usciti dalla guerra, il Paese era ridotto allo stremo e gli analfabeti rappresentavano piu del 50% della popolazione.

La televisione non esisteva ancora e al cinema ci andavano tutti, le sale erano migliaia e le dive del grande schermo erano modelli da seguire.

Gli abiti delle star venivano presi come spunto per i vestiti che le sartine avrebbero poi cucito, ci si pettinava come la Loren o la Bosè e si sognava dei loro amori.

Pier Paolo Pasolini aveva capito in anticipo che la televisione stava per distruggere la poetica potenzialmente espressa dal volto umano. Pasolini aveva un senso acuto della realtà del volto umano, come luogo d’incontro di energie ineffabili che esplodono nell’espressione, cioè in qualche cosa di asimmetrico, di individuale, di impuro, di composito, insomma il contrario del tipico.

Che ne è dei volti delle donne? ci chiediamo nel nostro documentario. Intendendo i volti reali, le facce che esprimono vita vissuta.

Mi ha sempre sorpreso come un periodo come quello del dopoguerra abbia prodotto modelli di bellezza così infinitamente piu vicini al significato stesso di questo termine, così ben espresso da Pasolini, che con sorprendente chiaroveggenza ne intuisce la fine determinata dalla televisione.

Che dire del naso della Mangano? O anche di quello della Loren? Cosa sarebbe accaduto ai loro nasi nell’Italia del 2009? Sarebbero divenuti nasini sottili e irrimediabilmente all’insù?

Un Paese povero dove gli uomini sognavano donne uniche, particolari, per nulla uniformi.

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