Modifico questo post oggi 5 gennaio, sulla scia del calore che mi ha provocato il commento di Niki, leggi qui sotto :-): la pasta madre che le è stata data da un’altra donna, e che viaggia da Sicilia a Sardegna da 150 anni! Da qui ripartire? mi domando. Da questa capacità delle donne di tenere vivo, di accudire, di non interrompere. 150 anni in cui la società si è trasoformata e le donne si sono “passate” la pasta madre, e  insieme a questa, cosa altro? E voi, avete da raccontarci altre storie di donne che si tramandano vita?

Mi pento delle diete, dei piatti prelibati rifiutati per vanità, come mi rammarico di tutte le occasioni di fare l’amore che ho lasciato correre… Non posso separare l’erotismo dal cibo e non vedo nessun buon motivo per farlo; al contrario, ho intenzione di continuare a godere di entrambi fino a quando le forze e il buon umore me lo consentiranno“, scriveva Isabel Allende nel suo Afrodita anni fa.

Alice, la “buona terrorista” del romanzo di Doris Lessing, trovava il suo momento più glorioso nella confezione del minestrone, momento di unità e di solidarietà per tutti i compagni riuniti intorno ai piatti fumanti nella grande cucina. Clara Sereni nel suo Casalinghitudine, ama la sua “Minestra dei sette grani”, in cui il ricordo del nonno si mescola alle incertezze del nuovo ruolo materno, e la zuppa di piselli in un ristorante di lusso accompagna la prima rivelazione sui suoi rapporti …

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