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Stereotipi Kaputt

Stereotipi Kaputt

Ogni tanto sapere che anche i rappresentanti dei Paesi più dignitosi possono uitlizzare stereotipi di basissimo profilo come accade da noi, un po’ ci solleva: non siamo noi i peggiori in Europa dunque!

Ho letto l’articolo incriminato su Der Spiegel dell’editorialista Fleishhauer,quello che demolisce l’Italia, i toni sono dei piu’ meschini:“Hand aufs Herz: Hat es irgendjemanden überrascht, dass der Unglückskapitän der “Costa Concordia” Italiener ist?”, che suona pressapoco così: “Mano sul cuore: qualcuno si è sorpreso che il capitano di sventura della Costa sia italiano?” e continua con gli italiani sulle spiagge, dei veri cafoni ecc ecc. Leggi qui l’articolo.

Ho vissuto in Germania ed è un Paese dove stavo benissimo: l’ordine mi si confà e stavo a mio agio nel Paese del mio amato Thomas Mann. Facevo il viaggio Milano-Monaco in terza classe con i nostri emigranti con la valigia di cartone e dentro il formaggio. Noi in Germania eravamo “spaghetti” e banalità di vario genere. E anche per me che studiavo all’Università non era facile. Fu pochi anni dopo la copertina dello Spiegel che mostrava una pistola su un piatto di spaghetti. Stereotipi. Io intanto vedevo e frequentavo altro, gente tedesca che non stava ingabbiata. Spesso notavo come molte cose funzionassero meglio che da noi, molto meglio. Mai ho smesso però di notare come la nostra proverbiale ed efficace creatività fosse lampante in terra straniera: intendo una capacità di trovare soluzioni non scontate, di usare il pensiero laterale. Lo sapete che moltissimi managers di altissimo profilo …

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Non Si Può Leggere Articoli Così e Starsene con il Culo sul Divano

Non Si Può Leggere Articoli Così e Starsene con il Culo sul Divano

Da anni denunciamo che non si può continuare a scrivere articoli così e noi a leggere articoli così. Non si può. Non è possibile.
Quasi il 60% dei giovani tra 18 e 24 anni, seguiti a poca distanza dai 25-34enni, si dice disposta, oggi, ad intraprendere un progetto di vita all’estero: e’ quanto emerge da un sondaggio contenuto nel Rapporto Italia 2012, appena pubblicato dall’Eurispes.Piu’ precisamente, il 59,8% dei giovani (18-34 anni) si dichiara disponibile a lasciare il Paese, così pure 57,1% tra i 25-34enni. Il dato scende al di sotto del 50% tra i 35-44enni (45,2%) per poi calare in maniera più decisa tra i 45-64enni (35%) e ancor tra gli over65 (20,5%). Sulle motivazioni alla base di un ipotetico trasferimento all’estero, non ci sono dubbi: a prevalere nettamente sono le maggiori opportunità lavorative (22,9%), seguite a molta distanza dalle opportunità più genericamente intese (14,1%) e dal minore costo della vita (11,8%). Qui l’articolo completo.

Cosa deve accaderci per trovare la forza di reagire? Ragazzi e ragazze non hanno più speranza sulle sorti del Paese dove vivono: l’estero non per scelta ma come obbligo. Lo leggiamo ogni giorno. Ecco l’effetto dell’eccesso di informazioni: nulla ci muove più, niente ci fa scattare in piedi, correre, protestare, REAGIRE. Credo che lo scopo del giornalismo non debba più essere dare le notizie, ma innalzare il livello di consapevolezza. A cosa ci serve sentrie ribadite ogni giorno queste notizie? Nelle scuole si sente palpabile la disillusione: QUESTA E’ EMERGENZA più di qualsiasi manovra

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Le Lavoratrici OMSA o Della Complessità della nostra Vita

Le Lavoratrici OMSA o Della Complessità della nostra Vita

I ricordi più indelebili sono spesso frazioni di sguardi, talvolta di sconosciuti. Lo sguardo dell’unico lavoratore uomo, coinvolto nella performance teatrale OMSA insieme alle sue colleghe, mi ha irrimediabilmente  perforato il cuore. Giugno dello scorso anno, Punto G, l’incontro organizzato da Marea a Genova. Alla fine di un dibatitto usciamo nel sole accecante a due passi dal mare, e un fischio penetrante ci sorprende: “OMSA’ OMSA’ OMSA’ OMSA'” ritmano le lavoratrici addestrate dal Teatro Due Mondi per sensibilizzare la gente al dramma del loro prossimo licenziamento. La performance è degna del migliore teatro: Il video non può rendere l’emozione che suscita: queste donne operaie per decenni,  non lasciano nulla d’intentato e si ritrovano a girare l’Italia in una tournè di dolore. E un uomo, unico tra le sue compagne, che marcia nella sua divisa circense, passo stanco e sguardo basso. Fossi stata artista, oh lo fossi stata! per tratteggiare, disegnare, riprendere quelle spalle curve, quello sguardo domato, quell’ultimo tentativo di uomo di fabbrica che si trova a 50 anni ad essere attore del suo personalissimo dramma. Domato dalla vita che lo costringe a mettere in scena la sua vita. Questo no, non l’aveva previsto. Lì nel sole accecante, noi in abiti estivi, loro sudati a mimare la vergogna del perdere il lavoro dopo una vita. Questo il dramma di centinaia di persone.

I fatti sono invece più prosaicamente  i seguenti: L’Omsa, calzificio che produce marchi di successo come Golden Lady, decide di licenziare centinaia di operaie per delocalizzare la …

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Da Donna a Donna: la Pasta Madre viva da 150 anni

Da Donna a Donna: la Pasta Madre viva da 150 anni

Modifico questo post oggi 5 gennaio, sulla scia del calore che mi ha provocato il commento di Niki, leggi qui sotto :-): la pasta madre che le è stata data da un’altra donna, e che viaggia da Sicilia a Sardegna da 150 anni! Da qui ripartire? mi domando. Da questa capacità delle donne di tenere vivo, di accudire, di non interrompere. 150 anni in cui la società si è trasoformata e le donne si sono “passate” la pasta madre, e  insieme a questa, cosa altro? E voi, avete da raccontarci altre storie di donne che si tramandano vita?

Mi pento delle diete, dei piatti prelibati rifiutati per vanità, come mi rammarico di tutte le occasioni di fare l’amore che ho lasciato correre… Non posso separare l’erotismo dal cibo e non vedo nessun buon motivo per farlo; al contrario, ho intenzione di continuare a godere di entrambi fino a quando le forze e il buon umore me lo consentiranno“, scriveva Isabel Allende nel suo Afrodita anni fa.

Alice, la “buona terrorista” del romanzo di Doris Lessing, trovava il suo momento più glorioso nella confezione del minestrone, momento di unità e di solidarietà per tutti i compagni riuniti intorno ai piatti fumanti nella grande cucina. Clara Sereni nel suo Casalinghitudine, ama la sua “Minestra dei sette grani”, in cui il ricordo del nonno si mescola alle incertezze del nuovo ruolo materno, e la zuppa di piselli in un ristorante di lusso accompagna la prima rivelazione sui suoi rapporti …

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Quando negli anni ’80 la Politica finì fuori gioco

Il Presidente Napolitano ha risposto in questi giorni con una lettera di grande spessore, ad alcune domande che Giancarlo Bosetti, direttore di Reset, gli pose qualche mese fa. La domanda più importante delle quali, a me pare, è quella che indaga la ragione per cui l’epoca in cui viviamo abbia prodotto solamente dei pigmei della politica, nulla di paragonabile agli Einaudi, Roosevelt, Churchill che li hanno preceduti. Provo a dare il mio parere qui. Potete leggere il mio intervento anche su Reset e su IlFattoQuotidiano.

Gentile Direttore, Le scrivo in qualità di cittadina italiana, per molti anni dirigente in multinazionali e testimone diretta di quell’economia liberista che oggi appare in grave crisi. Le scrivo perché coinvolta dalle sue domande e dalla lettera del Presidente Napolitano per cui mi sento chiamata ad azzardare risposte. Terminai i miei studi laurea e master in Bocconi negli anni ’80: eravamo una quarantina tra uomini e alcune donne con profili eccellenti e molto richiesti dalle aziende: a nessuno di noi venne in mente di intraprendere una carriera politica, né ricordo che in quegli anni ’80, che videro l’adesione totale dei mercati all’economia liberista, circolasse l’idea che entrare in politica potesse essere una scelta giusta e etica. La politica appariva la scelta per i meno capaci, un luogo fuori dai giochi che contavano. Ricordo che mi stupii quando, anni dopo, mi venne offerto un incarico internazionale che mi condusse a vivere in Francia e lì scoprii l’ENA, Ecole Normal Administratif che sfornava …

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Pensieri Sparsi

-Comprate i bot! chiede il presidente professore agli italiani. Alcuni sanno che l’invito non è rivolto a chi di soldi ne ha tanti e investiti in modo sicuro già da tempo, spesso non in Italia ma in Paesi ritenuti più sicuri. L’invito è rivolto agli italiani risparmiatori, uno dei Paesi più capaci di risparmio nel mondo. Questo dato mi ha sempre commosso: persone di un’altra generazione ormai, in grado di compiere rinuncie quotidiane spesso per garantire maggiore sicurezza a figli e nipoti. Italiani che non esistono quasi più per abitudini consumiste subentrate o per mancanza di risorse economiche. Quindi l’invito non è rivolto a loro, che di soldi non ne hanno più. Piuttosto ad una fetta di borghesia ricca e spesso difficilmente tassabile, quella delle caste appunto. Quelle caste che non si vuole tassare. Comprassero loro i bot. Però è brutto. Brutto che un Governo  debba chiedere l’ennesimo aiuto ai cittadini ormai dissanguati. Bruttissimo. Il Governo Tecnico si fa carico di responsabilità altrui. E’  un intero sistema ormai a vacillare.

-Mi scrive una conoscente: “Terzani diceva che l’unico modo per non farsi consumare dal consumismo è digiunare, da qualsiasi cosa non sia assolutamente indispensabile, dal comprare il superfluo. E’ la vera libertà. Non la libertà di scegliere, ma di essere! La  stessa applicata da Diogene, che osservando il mercato di Atene mormorava: “Guarda come sono fortunato, quante cose di cui non ho bisogno!” Quanto sarebbe bello metterlo in pratica, anche se riuscirvi è difficilissimo. Ma possiamo provarci,

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15 dicembre, Londra: convegno su virtù e vizi d'Italia

15 dicembre, Londra: convegno su virtù e vizi d’Italia

Oggi sono a Londra a questo Convegno. Mi chiedo se non potremmo/dovremmo organizzare qualcosa di simile in italia, mi pare che ci siano temi interessanti che non sono mai stati affrontati seriamente.

Per approfondire: http://www.asmi.org.uk/conferences/

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