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DISOBBEDIENZA CIVILE

«Star sui coglioni a tutti come sono stati i profeti innanzi e dopo Cristo. Rendersi antipatici noiosi odiosi insopportabili a tutti quelli che non vogliono aprire gli occhi sulla luce».

Mai come oggi il pensiero di Don Milani è attuale. “Trovate il coraggio di non piacere” dico spesso nelle scuole alle ragazze che mi dicono che è difficile portare avanti le proprie idee e  affermare che i modelli tv sono idioti. E’ necessario imparare a non temere la disapprovazione altrui: mai letto di grandi innovatori che abbiano avuto la vita facile.

E’ anche ormai chiaro che il cambiamento avverrà fuori dai percorsi usuali della politica, quindi benvengano i disobbedienti che cercano nuove strade, e evitano percorsi troppo rodati. Sterrate e ferrate per i prossimi anni.

“Le bambine buone vanno in paradiso, quelle cattive vanno dappertutto” c’era scritto su una t shirt tempo fa.…

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Una Patente per fare TV

 “Una delle obiezioni più frequenti alla funzione educativa della televisione è che la tv risponde a una precisa richiesta del pubblico. Una frase che lo stesso Popper si è sentito dire dal responsabile di una tv tedesca: “Dobbiamo offrire alla gente quello che la gente vuole”. La replica di Popper è lucida e significativa: “Come se si potesse sapere quello che la gente vuole dalle statistiche sugli ascolti delle trasmissioni. Quello che possiamo ricavare da lì sono soltanto indicazioni circa le preferenze tra le produzioni che sono state offerte”.3 Quindi, la questione sulla presunta antidemocraticità di qualsiasi normativa che indirizzi la tv in senso etico ed educativo viene liquidata come non pertinente dal filosofo che è stato, è bene ricordarlo, il simbolo stesso della democrazia nel Novecento e che ha teorizzato la società aperta: “Non c’è nulla nella democrazia che giustifichi la tesi di quel capo della tv, secondo il quale il fatto di offrire trasmissioni a livelli sempre peggiori dal punto di vista educativo corrispondeva ai princìpi della democrazia ‘perché la gente lo vuole’ […]. Al contrario, la democrazia ha sempre inteso far crescere il livello dell’educazione; è, questa, una sua vecchia, tradizionale aspirazione”.

Per risolvere il problema, Popper propone di istituire una patente, un corso di formazione, per tutti coloro che si apprestano a lavorare in televisione, in modo che siano preparati al delicato compito che li aspetta: educare larghi strati della popolazione. Non vuole alcuna censura Popper, la trova inutile applicata alla tv, oltre che un …

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Noi, che alle macerie non staremo aggrappati

Oh cara, dappertutto c’è divisione: tra ciò che si muove e ciò che sta,

tra ciò che si disgrega e corre verso la gola spalancata del futuro

e ciò che si aggrappa alle macerie per resistere.

Ipazia è la coscienza di questo, e in più la forza che accelera il moto.

Non sono con lei, non la seguo, sono troppo perplesso e tardo, ma non posso non ascoltarla quando argomenta

e fa gemere la discordia e vibrare la gioventù del mondo.

da Mario Luzi, Il Libro di Ipazia

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SCENDERE IN PIAZZA?

Perchè non scendiamo in piazza per protestare per come veniamo trattate? dico nel documentario.  Ed è una domanda retorica che mira a far riflettere sul perchè non prendiamo in mano la nostra vita, come affermo  nel mio libro attraverso  il teorema della 94.

Qualcuno sul blog ciclicamente mi chiede perchè non facciamo qualcosa, perchè non organizziamo una manifestazione.

Ora vi dico perchè.

IO NON CI STO è l’iniziativa concreta che alcune giovani blogger hanno intrapreso per dire basta alla vergogna di La Pupa e il Secchione. E’ una iniziativa concreta che puo’ portare ottimi risultati, creare un movimento di opinione. Quante adesioni hanno raccolto Giorgia e le altre?  Circa 2000. Quanti sono i partecipanti al fan club FB de Il Corpo delle Donne? 20mila. Perchè questi 20mila non hanno aderito alla campagna? L’impegno che richiede FB è un dito che si abbassa sulla tastiera: “Mi piace”,  mentre facciamo altro.

“Mi piace” non è abbastanza per cambiare il mondo. Così come non è abbastanza raccontarsela in rete. Bisogna fare più fatica, impegnarsi, comprendere che per raggiungere i risultati bisogna rompersi anche un po’ le palle. Le rivoluzioni non si fanno con il dito indice che schiaccia un tasto. Se organizziamo una manifestazione oggi, con il poco impegno che c’è, rischiamo di trovarci in 3. E poi bisogna condividere un progetto concreto e anche visionario.

Apprezzo il popolo viola, e la grinta di Grillo. Però io mi motivo poco intorno a un No e a un Vaffanculo. Ho bisogno di un Progetto. …

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E’ tempo di far capire al mondo chi siamo

“Tempo fa, illustravo a una giovane donna, mamma e casalinga, il progetto Il Corpo delle Donne: era interessata, anche se pareva che di certi argomenti sentisse parlare per la prima volta. Dopo un po’ ci ha raggiunte il marito, che mi guardava ironico: di bell’aspetto, aitante, scherzava sul fatto che “le donne è meglio che restino a casa”. Poi ha guardato la moglie, e lei, come se io non fossi stata presente, tra l’incerto e il bisognoso di approvazione gli ha detto: “Marco, io ascolto ma alla fine non sono come loro”. Come me e come altre come me, immagino. “La miglior schiava non ha bisogno di essere battuta, ella si batte da sola,” ci ricorda Erica Jong in Alcestis on the Poetry Circuit. I tentativi di sopravvivere con la propria originale identità vengono oscurati o rinnegati in favore delle regole del mercato, che sul corpo delle donne ricava cospicui profitti. E non c’è quindi poi molta differenza tra Cristina, che si dibatte tra una personalità che orgogliosamente dichiara “con le palle” e una sesta di reggiseno che si è procurata per rispondere alle leggi dello spettacolo, e una manager che avanza nelle rigide gerarchie aziendali sottoponendosi a ritmi di lavoro disumani, permettendo che logiche maschili di intendere il lavoro si portino via quegli anni che il suo corpo vorrebbe con forza destinare anche ad altro. Paura, terrore. Paura comprensibile, perché cercare di imporsi – ma qui vorrei scrivere, di esistere a nostro modo – prevede una profonda consapevolezza e …

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Esistere a modo mio

Oggi sono ad Oxford invitata dai docenti del Christ Church College e dalla lettrice Chiara che studia lì.

E’ per me un’emozione grandissima, come ho scritto nel mio libro Oxford ha rappresentato la presa di coscienza.

Domattina alle h 10 parlo ad una ascoltatissima trasmissione di BBC radio: Woman’s Hour.

“In Inghilterra tornai tempo dopo e fu un altro degli anni più importanti della mia vita. Ero a Oxford, dove studiavo lingua e letteratura inglese. Non avevo molto tempo per divertirmi, anche se il solo stare in college era un’esperienza incredibilmente eccitante. Uscire dalle gabbie, Oxford fu principalmente questo per me.

I primi tre mesi condivisi la camera con Birna, una ragazza gentile e biondissima: veniva da Akureyri, in Islanda, e diventò ben presto una delle mie migliori amiche. Attraverso di lei scoprii con stupore che fuori dall’Italia la vita delle donne era diversa e, a me pareva, per certi versi migliore. Non c’era, lo capivo dai racconti di Birna, quella separazione di giudizio che distingueva i comportamenti maschili da quelli femminili. La libertà, anche sessuale, era un dato di fatto, e maschi e femmine godevano di uguale indipendenza fisica e mentale. Feci mio da subito quel modo di pensare: esisteva e, dato che mi corrispondeva, potevo appropriarmene.

Mesi dopo, il posto di Birna fu preso da Farzaneh, una ragazza persiana figlia di uno stretto collaboratore dello scià. Fin dall’inizio la nostra amicizia fu completamente diversa, ma non meno interessante: mi portò una grande consapevolezza del mio corpo

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IO NON CI STO!

Pubblichiamo e aderiamo all’appello lanciato dalle amiche blogger di Un altro genere di comunicazione.

Leggete e se potete, linkate e sottoscrivete.

Messaggio chiaro, fermo, educato seppur inflessibile. Un elemento di meravigliosa innovazione: la poesia della nostra Giorgia Vezzoli come chiamata alla presa di coscienza, come impulso che arriva al cuore e non solo alla testa.

Questo è l’approccio giusto, questa è la strada.

Gli stereotipi de “La pupa e il secchione”  non mi piacciono e lo voglio dire agli autori.

Una mobilitazione in Rete per dire NO al programma tv e al degrado televisivo imperante: mail bombing alla redazione fino al 25 maggio 2010.

Io non ci sto

alla dittatura televisiva dell’avvenenza,

che mi fa esistere solo se bella o appetibile,

barattando il mio pensiero in nome di una magra

visibilità.

Io non ci sto

ad essere solo corpo.

Da guardare,

da toccare,

da giudicare,

da mercificare.

Io non ci sto

poiché conosco

cosa genera l’offerta della mia carne

sugli sguardi inconsapevoli.

Io non ci sto

e pretendo rispetto

e che si dia spazio a tutte le mie

diversità.

La mia rivoluzione comincia con il rifiuto

dell’immaginario imposto

per mutare nel respiro di una nuova dignità.

(G.V.)

Parte dal blog Un altro genere di comunicazione, sbarca su Facebook e trova il sostegno di blogger e associazioni impegnate a contrastare gli stereotipi di genere.

Ecco la mail bombing: chiunque si sente sconcertato, colpito o offeso dal modo in cui la dignità femminile e maschile paiono svilite dai modelli proposti …

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