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Ora Comincia la Parte Più Difficile

Di ritorno dal Palasharp alcune rapide impressioni, non ho tempo per scrivere a lungo, mi scuserete: domani ho la formazione dei formatori che si occuperanno di andare nelle scuole dove noi non riusciamo ad andare.

-Bello, interessante, alcuni interventi importanti  per il nostro futuro. Grazie a Libertà e Giustizia per lo sforzo compiuto

-Mi auguro che da domani, anzi già da stasera, si mettano tutti al lavoro e programmino iniziative sul territorio. Il pericolo che questi eventi restino  circoscritti al luogo dove avvengono, è alto.

-L’intervento migliore: Lorenza Carlassare, costituzionalista. Non la conoscevo, donna formidabile, interessante, modello per tutte noi.

-Alcuni interventi interessanti non hanno dato  indicazioni sul futuro: non ho apprezzato chi si è limitato a chiedere le dimissioni del Premier senza tracciare un percorso per il futuro: le persone al palasharp erano già tutte d’accordo sul chiedere le dimissioni al premier, non si doveva convincere nessuno. Incitarle mi è parso ridondante.

Interessante: avete sentito qelli che dicevano basta! quando sono partite le immagini del video che avevamo portato? Non erano esortazioni a smetterla alla tv di Berlusconi: erano, più tristemente, basta! alle immagini lì proiettate! cioè alcuni progressisti lì riuniti disturbati da 3 minuti di immagini tv! erano  i radical chic che sono andati al palasharp per sentire Eco che dice che lui  legge Kant. Il resto dell’Italia, la maggioranza, può crepare. Loro leggono Kant a Capalbio.. Vi ricordo che si definiscono di sinistra.

-Repubblicatv ha oscurato  parte di alcuni interventi con spot vari, anche il mio. Sarà …

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Libertà e Giustizia in diretta su Repubblica Tv

oggi sabato 5 febbraio al Palasharp di Milano dalle 13,30 in poi Libertà e Giustizia organizza una grande manifestazione di protesta www.libertaegiustizia.it. In diretta su Repubblica TV.

Zagrebelski, Eco, Saviano e molto altri ospiti si avvicenderanno. Ci sarò anch’io: porto 3 minuti di montato di tv di queste settimane e spiegherò, se non fosse già chiaro come le Arcore’s nights le stavamo preparando da 30anni. Racconterò del progetto scuole e di come sia urgente lavorare su progetti concreti, le parole gridate in manifestazione non bastano più. Se venite fatevi riconoscere, mi farebbe piacere incontrarvi.…

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Nein, danke

Questo articolo di Lorella Zanardo è uscito il 2 febbraio su L’Unità:

Studiavo a Monaco di Baviera, avevo vent’anni e guardavo le mie amiche tedesche con un misto di ammirazione e stupore. Quando mi veniva proposto qualcosa che non mi convinceva del tutto, quando mi si invitata da qualche parte che non mi interessava, riuscivo sì a rifiutare, ma il mio era sempre un «No… grazie… scusa ma… no» e sorridevo imbarazzata… su L’Unità

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Storie di Donne

Cara Lorella, leggo spesso il tuo blog, ma non ho mai scritto nulla, perché le mie riflessioni mi sembrano sempre poco profonde e il mio stile è decisamente poco brillante. C’è sempre chi esprime il mio punto di vista in modo migliore di come potrei fare io. Oggi, però, prendo il coraggio a quattro mani e voglio raccontarti una storia di donne. Mi sembra giunto il momento, proprio adesso che noi donne siamo costrette a camminare a testa bassa… E’ la storia delle lavoratrici di una fabbrica nata nella città in cui vivo – Grosseto – molto tempo fa (1957). Qui non c’è una realtà industriale sviluppata e la fabbrica era una delle poche aziende in grado di dare lavoro ad un discreto numero di persone (attualmente più di 250). Nel tempo l’azienda è cresciuta, con alti e bassi, ed è arrivata ad affermarsi nel mercato, anche internazionale, dell’abbigliamento. Poi all’improvviso la crisi. Non conosco bene i dettagli, e quindi mi astengo dal riferire notizie che potrebbero essere imprecise (la stampa locale non è stata di grande aiuto) e non mi addenterò nei dettagli (cesisoni di azienda, procedure di liquidazione, cassa integrazione, ecc.) Voglio solo raccontare la storia di tante donne (madri, mogli, figlie), che sempre più spesso mi capita di incontrare e che mi parlano della loro condizione. Sono donne che da mesi lavorano senza la certezza della retribuzione (mi riferiscono di pagamenti a singhiozzo, in ritardo e parziali) che hanno accettato di lavorare in una fabbrica priva di

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Fuori dalle gabbie

Prendo il metro per andare a teatro, con me i miei figli, intorno  parecchia gente, milanesi e non. D’un tratto musica da un altoparlante vicino a me… riconosco Il Triangolo di Renato Zero. C’ è un tipo con berretto e occhiali che a 2 metri da me canta. E’ bravo, sciolto, balla. Un intrattenitore. Rido, mi mette allegria. Lui  continua a cantare e invita: “tutti insieme!” “…Ma il triangolo io lo rifarei… lo rifareiiiii… lui chi è? Lui chièè!” non me lo lascio dire due volte e improvviso un duetto con questo tipo pazzo come un cavallo e simpaticissimo.  Intorno a me… mummie. Una signora mi guarda serissima, due ragazzi hanno gli occhi bassi, persino i miei figli mi chiedono perché canto. Tutti imbarazzatissimi, tutti rigidamente nella loro confort zone, quella zona che ci costruiamo intorno e entro la quale non rischiamo nulla. Il tipo scende, peccato, ho ancora voglia di ballare, capisco che è da un po’ che rinuncio al corpo e non va bene.

Entro all’Elfo Puccini a Milano e mi immergo ne L’Avaro allestito dal Teatro delle Albe di Marco Martinelli e quella gran donna di Ermanna Montanari: li seguo da sempre ma da quando mi hanno invitata a Ravenna a presentare il documentario, siamo amici. Ermanna lavora sulla voce da anni e l’emozione  che se ne ricava è fortissima e coinvolgente: un lavoro sul corpo di anni le permette di coinvolgerci in un’esperienza imperdibile. Esco dal teatro dopo averli abbracciati, dopo averli applauditi mentre Marco …

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Stare con Difficoltà in Equilibrio

Non ho pubblicato  la lettera per chiedere le   dimissioni a Nicole Minetti: penso che abbia sì ragione l’autrice Sabina Ambrogi nella sua analisi, ma insieme alle dimissioni dell’igienista dentale, dovrei chiedere le dimissioni delle centinaia di uomini corrotti, mafiosi, inaffidabili che popolano la nostra politica. Non riesco a tenerne il conto e quindi ci ho rinunciato.

In questi giorni mantengo un basso profilo: vado nelle scuole, parlo di progetti, motivo. Sono una motivatrice valida, questo me lo riconosco, brava a tenere i dibattiti anche con 400 ragazzini, li faccio appassionare al loro futuro,  e  non è facile.

Tengo la testa bassa, bassissima, cerco di leggere poco i giornali, telefono poco, non guardo la tv, non rispondo alle telefonate dei giornalisti stranieri.. Temo di vacillare e non me lo posso permettere.

Comprendo la situazione attuale e, per la prima volta, me ne spavento. Che le ragazze e i ragazzi che mi leggono cerchino di comprendere: essere adulti comporta anche questo, non c’è da spaventarsi.

Non è il baratro morale, non è l’osceno esposto quotidianamente a spaventarmi. E’ il constatare la nostra impossibilità, delle donne, a proporci come individui finalmente complete,  non rientrati nelle due immortali categorie di sante o puttane, come descrivo nell’articolo qui a lato.

Scrivono oggi Piero Colaprico e Liana Milella in prima pagina di Repubblica che la Minetti “sembra una donna risvegliata dalla stregoneria”. Ecco: prima puttana,  ora pentita e quindi santificata. Come Ruby nella puntata con Signorini diventata redenta e santa.

In mezzo alle due categorie ci …

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Diamoci da Fare!

Mentre sono in Umbria, mentre riceviamo centinaia di mail a cui dobbiamo rispondere, mentre c’è un sacco di lavoro, mentre siamo in aula con i ragazzi, mentre le richieste per Nuovi Occhi per la TV si moltiplicano, ci chiamano molti giornalisiti esteri chiedendoci perchè le ragazze italiane sono così come emerge dai media in questi giorni. Allora io, l’ho appena fatto, passo ore a spiegare che non è così fornendo esempi delle meraviglie che incontro sul territorio.

Suvvia, basta. Come avete notato abbiamo scelto il silenzio sull’horror di questi giorni perchè tutti dicono già troppo, non c’è più spazio per altre parole, richieste di dimissioni, insulti alle ragazze del bungabunga.

Noi intanto lavoriamo, facciamo due incontri al giorno, ne faremmo di più se avessimo piu risorse. Direi: parliamo meno facciamo di più. La situazione è quella che è perchè l’abbiamo accettata per troppo tempo: che ognuno si faccia un esame di coscienza, in primis la politica, poi tutte/i noi. E direi smettiamola con lo sport italico di soffiare sulla rabbia senza creare luoghi di elaborazione della medesima: via Berlusconi, cosa facciamo? Programmi?

La lamentela è un’ottima scusa per i fancazzisti: migliaia di persone che brontolano e pochi che fanno.

Ripetiamo, c’è un emergenza: sono le ragazze e i ragazzi italiani a cui viene offerto da anni il modello unico di corpo/spettacolo/oggetto/denaro, che oggi assistono al disfacimento della società mentre milioni di adulti si lamentano senza offrire ipotesi di alternative.

Noi non ci stiamo: e da 2 anni i frutti si …

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