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Metterci la Faccia (10)

Metterci la Faccia (10)

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9 maggio 1978: Peppino Impastato veniva fatto saltare in aria dalla mafia di Totò Badalamenti. Alla madre restituirono in una cassetta dei pezzi del corpo di Peppino. Non tutti che la bomba lo aveva frantumato in mille parti. Un piede però c’era e intorno a quello e poco altro ci si radunò per pregare.

Se c’è una cosa di cui possiamo essere certi è che Peppino Impastato, fosse qui oggi e avesse l’età che aveva allora, non starebbe tutto il giorno culo sulla sedia a #tweettare, sport italiano di quelli che si sentono a posto se oggi l’ashtag è Impastato: uauh che figo che sono! Non dico che sia inutile: ma è quel che viene dopo che serve.

Twitter è stato utilizzato molto per la rivolta tunisina, dite? No, guardate io ho incontrato uno dei responsabili: twitter è servito per informare poi però loro hanno fatto la rivoluzione. Mi pare ci sia una differenza.

Peppino con un antenna da un garage scamuffo trasmetteva parole che erano bombe vere. Ecco, il suo tweet era quello: prendere per i fondelli Badalamenti. Nessuna volgarità, ridere della mafia a crepapelle: avete ascoltato cosa  e come lo diceva? Così diverso dai video che impazzano su Repubblica delle Arcore’s Nights: lì …

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L'Informazione e l'Uso Distorto di Twitter

L’Informazione e l’Uso Distorto di Twitter

Sabato e domenica sono stata alla Comunità di Capodarco a Fermo, nelle Marche per il convegno Bulimie organizzato da Redattore Sociale. Esperienza interessante, quasi 200 giornalisti tra volti noti e  giovani precari. Molti gli argomenti interessanti trattati ma due punti mi paiono importantissimi:

-Dei  200 giornalisti pochi avevano  sentito parlare de Il Corpo delle Donne, della protesta delle donne online o delle pubblicità ritirate attraverso il mail bombing. Non mi era mai successo. Ovunque, anche nei paesini più sperduti, nelle scuole piu lontane, almeno il 30% conosce il video e il movimento in rete. Il nostro lavoro a Fermo ha suscitato grande interesse, molte le domande, gli scambi, le interviste.

– Mentre i relatori parlano, molti twittano. Alcuni dei giornalisti presenti criticano il relatore mentre questi si affanna a presentare.  Ma pochi criticano intervenendo con una domanda o un riferimento  diretto, hanno lì il relatore a portata di mano, sta di fronte a loro. No, lo criticano su Twitter. Solo una ragazza ci prova ma poi lascia cadere. Convinta dunque? No, continua su twitter.  L’avevo già notato in altri congressi. Così che la critica diventa sterile, non conduce ad un dibattito, non produce una crescita. Twitter come strumento per pavidi? Scagliamo la pietra e ritiriamo la mano? Sfoghiamo la nostra  frustrazione riversandola in rete incapaci  di rapporto diretti e di gestione dei conflitti? Dei giornalisti anglosassoni ci ha sempre colpito la loro capacita nel fare domande dirette, nessun paura di offendere i potenti, come spesso si teme da …

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