E se non puoi la vita che desideri cerca almeno questo per quanto sta in te: non sciuparla nel troppo commercio con la gente con troppe parole in un viavai frenetico.

Non sciuparla portandola in giro in balìa del quotidiano gioco balordo degli incontri e degli inviti, fino a farne una stucchevole estranea.

Constantinos Kavafis

Quando cito questa poesia e i “simpatici intellettuali” mi dicono con supponenza che la conoscono già, li osservo con attenzione e il più delle volte scopro, così come mi aspettavo, che la poesia in questione gli è entrata da un orecchio e gli è uscita dall’altro, senza lasciarvi traccia.

Ho imparato negli anni a cercare di non tirarmela più di tanto: giusto il minimo sindacale. E di conseguenza leggo questa poesia da tempo, la so a memoria ma la ripasso ogni tanto mentalmente. Spesso mi colgo in castagna. Ho passato anni della mia vita durante i quali, senza rendermene conto, la mia vita era diventata una stucchevole estranea: è stato un duro percorso riappropiarmene. Quando ti allontani molto da chi sei veramente, trovare la strada del ritorno è dura. Succede anche che il “ritorno a casa” corrisponda al deserto interiore o all’angoscia. A quel punto si può scegliere di continuare a portare in giro la propria vita “in balia del quotidiano gioco balordo degli inviti” o mettersi a lavorare per riavvicinarsi a se stessi. Il lavoro su IL CORPO DELLE DONNE è frutto di una conquistata e sudata capacità di concentrarsi su ciò che conta

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