Quando i giornalisti italiani e stranieri, durante il periodo storico denominato “bunga-bunga”, si appostavano fuori dalle nostre scuole medie superiori per chiedere alle studentesse cosa volessero fare da grandi sperando che rispondessero ” le veline”, a me veniva da vomitare. È stato quello il periodo in cui ho capito che la mia generazione, gli adulti e adulte italiane, aveva tradito il patto generazionale. In un delirio di onnipotenza abbiamo creduto di essere amortali, che significa semplicemente rimuovere l’idea di morte dalle nostre vite, concetto così diverso e ben più meschino di quello di immortalità che ci impegnerebbe invece in azioni utili alle generazioni a venire. Qui in Australia dove mi trovo per un tour di lezioni nelle università, le prime pagine sono tutte per l’omicidio del 22enne australiano Christopher Lane, ucciso negli USA mentre faceva jogging da tre adolescenti subito catturati che hanno confessato che il movente non c’ è, semplicemente ” ci annoiavamo”. Nessuna elaborazione da parte della stampa statunitense; i ragazzi verranno duramente puniti con la galera, tuona il Pubblico Ministero mentre la stampa riporta con disagio come uno dei tre ragazzini, tutti tra i 15e 17 anni, guardando la scena del delitto in tv prima di essere catturato, si fosse persino messo a ballare e a danzare ” come non si rendesse conto della differenza tra realtà e finzione”. Già. Da 4 anni andiamo nelle scuole con un progetto di educazione all’immagine.E non c’è bisogno di essere Media Educator per sapere che le immagini, della tv,di internet …

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