Alcuni anni fa feci un viaggio in Rajasthan. Lessi nell’edizione inglese del quotidiano locale che l’apparecchiatura per l’ecografia recentemente introdotta in alcuni ospedali, era particolarmente apprezzata dalle famiglie indiane perchè permetteva l’aborto selettivo: se infatti il feto fosse stato femmina, si poteva decidere di interrompere la gravidanza.

Nella democrazia più popolata del mondo, con una economia in pieno sviluppo ma ancora pieno di contraddizioni, molte donne hanno accesso agli studi e si iscrivono all’Università ma resta viva una mentalità arcaica e mostruosa che fa percepire la nascita di una figlia femmina come una iattura: bisognerà crescerla, pagarle una dote costosissima, insomma un peso enorme per una famiglia. Ricordo che mi sentii quasi male nel leggere la notizia, non riuscii più a godermi il viaggio e passai il tempo a scrutare i volti delle bimbe che incontravo per cercare di comprendere se vivessero una emarginazione evidente.

Ora leggo su vari quotidiani che 500 bambine mancano all’appello qui in Italia. Pare che famiglie di stranieri qui residenti, utilizzino l’ecografia per l’aborto selettivo, così come in India. 5oo bambine mai nate in Italia, ottava potenza economica mondiale. http://www.infooggi.it

CI riguarda tutte, lo sapete vero? Non è un problema da emarginati.
Noi donne siamo ancora ritenute un fardello. Non conta pensare che no, nella nostra famiglia no, nel nostro contesto non accade. E’ come per la pubblicità lesiva dellea nostra immagine: non siamo noi a culo in aria nelle affissioni, ma QUELLE IMMAGINI, cambiano radicalmente l’immaginario intorno al  femminile, che riguarda quindi anche noi.
Così l’idea che nel 2011 si possa rifiutare a priori la nascita di una bambina, significa affermare che nascere donna è ancora un grave handicap.
Oltre al dolore, oltre all’orrore, resta il lavoro da fare.

Innalziamo il livello di consapevoelzza, anche con gli stranieri.

Strutturiamo progetti di formazione e informazione per gli extracomunitari. Parliamone. Avete esperienze costruttive da raccontare?

 

N.B. Leggete la bellissima testimonianza di Chiara da Lisbona, ci regala le sue emozioni di giovanissima insegnante italiana in un Paese di cui sappiamo pochisismo.