Ci scrive Livia Anita Fiorio da Berlino. Queste corrispondenze sono preziosissime, leggetele e facciamone tesoro

Ormai mi conoscete, sono una grande fan degli studi condotti dalla Bertelsmann Stiftung che, giusto tre giorni fa, ha pubblicato i risultati di una ricerca dal titolo “Lo Stato Sociale trae profitto dall´immigrazione. Nel 2012 gli immigrati hanno sgravato lo stato sociale con 22 miliardi di euro”. Project manager di questo studio è Franco Zotta, giornalista e responsabile di molti progetti di ricerca universitari e non, nato nel 1966 e laureato in filosofia, un tedesco con lampanti radici italiane. Autore della ricerca è Prof. Dr. Holger Bonin.

Si tratta di uno studio importante, pubblicato proprio in un momento in cui, in Germania, le tensioni sociali e gli episodi di discriminazione rispetto a immigrati sud- e est-europei si stanno facendo sentire più di qualche anno fa. Lo stereotipo alla base delle suddette discriminazioni: l´immigrato sud- o est- europeo viene in Germania per starsene con le mani in mano e gozzovigliare, scroccando sovvenzioni statali e servizi resi possibili solo grazie al lavoro e ai contributi versati da cittadini e cittadine tedesche.

Eclatante a livello mediatico è stato, ad es., l´episodio accaduto al Jobcenter (ufficio di collocamento) di Lipsia, dove a una donna rumena di 25 anni e al figlio di 5 è stata negata la pensione sociale argomentando che la donna, arrivata nel 2010, non aveva ancora lavorato in Germania. A seguito della presentazione del caso sopra citato alla corte europea, il 12.11.2014 i giudici di Lussemburgo hanno pronunciato una sentenza favorevole alla linea sostenuta da Merkel e CDU: a immigrati e immigrate europee che non lavorano (o non hanno mezzi necessari per finanziare il loro soggiorno in Germania) e/o non trovano lavoro nel primi sei mesi di soggiorno può essere negato l´Harz IV / ALGII (pensione di diccocupazione di secondo grado).

 

Al di là del dibattito etico che ne sta alle spalle (ha diritto un cittadino EU che non ha mai lavorato in Germania ad avere accesso a sovvenzioni sociali? Se l´Unione Europea è stata conclamata per garantire la libera circolazione di MERCI e PERSONE, perchè ora dovremmo impedire tale circolazione e addirittura vedere negato il permesso di soggiorno a chi in Germania non trova lavoro entro sei mesi? Perché il figlio di un tedesco che non ha mai lavorato ha diritto all´Harz IV – anche se non trova lavoro – mentre il figlio di, supponiamo, un portoghese, che ha lavorato e pagato per l´educazione del figlio, no, nemmeno in un periodo di passaggio volto all´integrazione del figlio nel sistema tedesco?) questo clima acceso rispetto al tema Harz IV e immigrazione mette il luce, a mio avviso, alcuni spunti di riflessione:

 

1)      L´Unione Europea è ancora, per molti casi, un paradosso vero e proprio: sul piano del livellamento di sistemi fiscali, sanitari, sociali…non ci siamo. Chi davvero vuole (per scelta o necessità) vievere da europeo deve accorgersi sulla propria pelle di come molte cose, anche pratiche e banali, non siano state pensate e/o regolamentate ma siano complicate da una serie di cavilli burocratici che nessuno sembra essere interessato a risolvere.

 

2)      La storiella dell´Europa Unita solidale e in cui tutti i cittadini dell´EU sono messi alla pari è una baggianata. Forse lo sono in Parlamento, sì, dove il francese di classe A (dove A sta per “elitario”) e l´italiano di classe sociale A se la dicono e se la ridono. Ma di fatto, l´Europa dei cittadini e delle persone non è ancora un´ Europa delle uguaglianze sociali né all´interno degli stati singoli, né nel rapporto tra cittadini europei di diversi Stati e appartenenti (per ipotesi) alla stessa classe sociale.

 

3)      Gli stessi cittadini europei non abituati a “circolare” in Europa (tanto cittadini e cittadine del Sud quanto del Nord) vivono abbarbicati a preconcetti e stereotipi nazionalistici e dicriminatori vecchi di qualche secolo. La responsbilità pedagogica di un lavoro contro tali stereotipi è, a mio parere, degli organi istituzionali europei.

 

4)      Non è accettabile che funzionari statali in Europa (impiegati in uffici di collocamento, scuole, sanità) non vengano educati alla diversità culturale EUROPEA, non parlino una seconda lingua EUROPEA al di fuori della loro, si facciano loro stessi portatori di discriminazioni che segnano irrimedibilmente (in positivo e negativo) percorsi biografici e professionali di cittadini europei a cui, per diritto, spetta lo stesso trattamento dei co-cittadini europei nati nel Paese di destinazione. La responsibilità di tali discriminazioni, dell´informazione e denuncia al riguardo, della formazione di personale amministrativo pubblico è dei singoli Stati (ospitanti e di provenienza) e dei loro organi di rappresentanza statale all´estero quali ambasciate, istituti di cultura etc.

 

La sentenza pronunciata dalla corte europea il 12.11.2014 è una sentenza che potrebbe avere dei risvolti pericolosi e ingiusti. Dico questo non perché io sostenga che sia corretto avvallare una sorta di pigrizia e parassitismo sociale che, come sappiamo, sicuramente esiste. Credo che sia una presa di posizione pericolosa perchè fornisce ad ignoranti e burocrati i presupposti per applicare delle discriminazioni legalizzate, in un momento in cui l´Europa al suo interno dovrebbe dare un segnale di apertura e non di chiusura, di tolleranza e non di rifiuto, d´integrazione e non di protezione. Nonostante nella sentenza sia apertamente detto che “ogni caso deve andare valutato singolarmente”, in questo clima sociale già teso e ostile rispetto a immigrati e immigrate di sud- ed est- Euoropa, proprio facendo appello a questa sentenza, potrebbero essere negate molte chances a quelle immigrate e immigrati privi di un capitale economico e culturale tale da permettere loro di apprendere la lingua del Paese di destinazione e informarsi su leggi europee e sui propri diritti., intimidendo, demoralizzando, frustrando chi non ha la tenacia per farsi strada e cercare delle possibilità di mobilitá sociale implicite, a volte, in una biografia di emigrazione.

 

Posso garantire sulla bese di racconti privati di conoscenti e amici che già nel 2012 – in pieno panico protezionistico dovuto alla crisi finanziaria ed economica – funzionari del Jobcenter negarono sussidi sociali a spagnoli, greci ed italiani sulla base di una circolare del ministero del lavoro di inizio 2012 non del tutto legale poichè con essa uno Stato membro (nel tal caso la Germania) decise arbitrariamente come regolamentare delle politiche sociali che erano già state sancite a livello europeo dal convenzione 014 firmata a Parigi del 11 dicembre 1953 di cui a seguito: http://conventions.coe.int/Treaty/Commun/QueVoulezVous.asp?CL=ITA&CM=8&NT=014&DF=9/17/2006

 

Il tutto è ancora più ridicolo se si tiene conto dello studio della fondazione Bertelsmann che qui, in parte, traduco:

 

“Gli immigrati che oggi vivono in Germania sono i responsabili di un considerevole incentivo nelle casse sociali. A questo risultato è giunto lo ZEW (Zentrum für Europäische Wirtschaftsforschung) incaricato di condurre questo studio per conto della fondazione Bertelsmann. I 6,6 milioni di persone senza passaporto tedesco hanno portato ad un guadagno totale pari a 22 miliardi di euro. Ogni immigrato paga all´anno mediamente 3.300 euro di tasse e contributi sociali in più rispetto a ciò che ottine in servizi statali. Il surpulus pro capite è aumentato più della metà negli ultimi 10 anni. I pressupposti per un ulteriore incremento sono una migliore politica di formazione e un regolamentazione dell´immigrazione.

 

Tuttavia in base ad un sondaggio del 2012 della Bertelsmann Stiftung, due terzi dei cittadini tedeschi sono convinti che l´immigrazione sia un peso per il sistema sociale. Questo nuovo studio smentisce questa credenza. Già nel 2004 era rimastae nelle casse sociali un´eccedenza pari a 2000 Euro per immigrato. (…)

Il contributo degli immigrati ai conti pubblici potrebbe essere ancora maggiore se il livello di qualificazione e formazione degli immigrati crescesse. Gli effetti vengono calcolati dallo studio sulla base di scenari futuri. Se gli immigrati sotto i 30 anni che oggi vivono in Germania raggiungessero un livello d´istruzione e formazione pari a quello dei tedeschi e, di conseguenza, guadagnassero rispettivamente di più in campo lavorativo, questa fascia d´età pagherebbe nel corso della propria vita 118.400 euro in più in tasse e contributi a testa. (…) Ogni cittadino tedesco potrebbero venire sgravato fiscalmente di 400 Euro annui se in futuro venissero in Germania almeno 200.000 immigrati all´anno e il 30% di loro fosse altamente mentre il 30% mediamente quelificato.

Ciò non è irrelistico dato che il livello di qualificazione degli immigrati negli anni passati è salito in modo rimarchevole. Nel 2009 tre quarti di tutti i nuovi cittadini immigrati erano altamente o mediamente qualificati.(…)”

E allora, cari amici e care amiche in Italia, voi, che ci vedete sempre come dei cervelli in fuga, pieni di privilegi e fortune, a tutte queste cose ci avete mai pensato? Al fatto che noi – qui – siamo … degli immigrati? E ci avete pensato che, anche in Italia, forse dovremmo condurre uno studio su come trarre giovamento da un fenomeno chiamato immigrazione?

Sembra che porti dei vantaggi non da poco alla tanto deprecata Germania!

 

Saluti da Berlino!

 

Livia Fiorio

 

P.S. Per approfondimenti (in tedesco):

 

http://www.eu-infozentrum-berlin.de/aktuelles/einschraenkung-der-sozialleistungen-fur-eu-burger

 

http://de.wikipedia.org/wiki/Europ%C3%A4isches_F%C3%BCrsorgeabkommen

 

http://www.welt.de/debatte/kommentare/article134244417/Warum-das-Hartz-IV-Urteil-nur-gerecht-ist.html

 

http://www.welt.de/politik/deutschland/article134216625/Berlin-darf-arbeitslosen-Europaeern-Hartz-IV-verwehren.html

 

http://www.spiegel.de/politik/deutschland/hartz-iv-eugh-urteilt-ueber-rumaenin-in-deutschland-a-1002080.html

 

http://www.spiegel.de/politik/deutschland/arbeitsmarkt-regierung-will-hartz-iv-fuer-eu-zuwanderer-stoppen-a-820248.html