Questo articolo và letto con attenzione, è l’analisi del nuovo rapporto sul GENDER GAP, che significa disparità tra i generi. Ve ne ho parlato spesso, lo cito nelle mie presentazioni. Questa volta è GIULIA CAMIN a raccontarvi le parti più salienti del rapporto e a svelarci perchè la FRANCIA, dove Giulia risiede, ha guadagnato 40 posizioni in un anno. Si può imparare dalle esperienze altrui.

“Recentemente é stato pubblicato il rapporto annuale del World Economic Forum (WEF) sul Gender Gap 2014. Si tratta di un’analisi che valuta la disparità delle condizioni uomo-donna e che delinea una classifica di quali siano i paesi in cui nascere donna sia più o meno svantaggioso. Preciso che si parla di svantaggi, più o meno marcati, semplicemente perché non esiste ad oggi un luogo nel mondo in cui il nascere donna provochi vantaggi da un punto di vista sociale o economico. Qui http://www.weforum.org/issues/global-gender-gap trovate maggiori informazioni e il pdf scaricabile. La scheda riassuntiva che riguarda l’Italia si trova a pagina 217. Sono dati, cifre, tabelle molto significative e vale la pena di spendere qualche minuto per leggerle con attenzione. In questi indici cifrati troviamo la sintesi dei problemi che moltissime donne incontrano nella loro vita quotidiana.

L’Italia si trova al 69esimo posto (su 142 paesi). Significa che, rispetto allo scorso anno, il nostro paese ha guadagnato due posizioni. I primi dieci paesi della lista sono: Islanda, Finlandia, Norvegia, Svezia, Danimarca, Nicaragua, Ruanda, Irlanda, Filippine, Belgio. Non stupitevi se tra questi troviamo paesi come il Nicaragua o il Ruanda, questa analisi non misura il livello di ricchezza o benessere dei paesi presi in considerazione, ma riguarda soltanto i dati che possono permettere di quantificare l’effettiva disparità fra i sessi. Purtroppo non ci si addentra nella complessità che questi dati celano, ma é pur sempre un’indagine necessaria e utile. L’Italia, se si considerano i paesi della comunità europea, é arrivata ultima.

Fra i criteri e i dati presi in considerazione e indicizzati ci sono quelli che riguardano la professione, per misurare ad esempio, la presenza delle donne rispetto agli uomini nel mondo del lavoro, quante di queste donne lavoratrici hanno un lavoro a tempo pieno, quante lavorano part-time, se e quante di esse sono precarie, se occupano o meno posti di responsabilità con poteri decisionali effettivi e se hanno possibilità di evoluzione professionale. Contano ovviamente anche i dati che riguardano l’accesso allo studio, l’evoluzione della vita delle donne, la salute, le aspettative di vita, l’età media in cui si hanno figli, la possibilità o meno di abortire legalmente, il potere decisionale all’interno del nucleo familiare, la possibilità o meno di prendere congedo di maternità e di paternità per i coniugi.

Questi dati sono un’ agghiacciante sintesi della situazione che discrimina le donne italiane.
Al 69esimo posto di questa lista, ci sono le tante amiche che, dopo aver partorito, faticano a mantenere il loro posto di lavoro. Ci sono donne che si occupano di figli, nipoti e nonni anziani, sulle spalle delle quali si basa il WELFARE di un’intera nazione. C’é un presidente del consiglio che si permette di offrire loro ben (???) 80 euro per fare figli. C’è un signore che pubblica sulla rivista che dirige, servizi fotografici accompagnati da battutine che neanche in terza media, e lo fa appositamente per svilire l’immagine di una donna e del suo ruolo istituzionale. E c’é pure chi si permette, con cortigiana piaggeria, di invitarlo in prima serata a presentare il suo nuovo libro. Ci sono i commenti sui corpi delle nostre Ministre e il loro modo di abbigliarsi, il fingere di non capire che lo sfruttamento di immagini di donne oggetto perpetuato dai media è fortemente connesso ad ogni violenza attuata nei loro confronti. Al 69 esimo posto di questa lista c’è l’ignoranza di un paese che non crede nel suo stesso futuro.

Io vi scrivo dalla Francia, per questo motivo mi sembra doveroso spendere due parole sulla situazione del mio paese di adozione. La Francia é tra i primi venti paesi in classifica e si colloca in 16esima posizione. Nel 2013 era al 45esimo posto, significa che in un solo anno l’Esagono (come lo chiamano qui) ha guadagnato ben 29 posizioni. Lo ripeto spesso, la Francia non é affatto il paradiso, ma io una bella differenza la vedo e la percepisco chiaramente. La prima riflessione é quella che riguarda l’impegno costante e tenace di un Ministero dedicato alle pari opportunità, ministero a cui noi italiane sembriamo proprio non avere diritto. Ho seguito l’operato di Najat Vallaud-Belkacem, la 37 enne che é stata dal 2012 al 2014 Ministre des Droit des Femmes. Dal 26 agosto scorso é invece lei la prima donna in Francia ad occupare il posto di Ministre de l’Éducation nationale, de l’Enseignement supérieur et de la Recherche. Se volete avere un’idea di quante e quali siano le iniziative intraprese dal Ministero dei diritti delle donne in Francia, vi basterà dare un’occhiata al sito istituzionale, qui il link dei vari pdf consultabili liberamente online, che compongono il progetto di legge sull’uguaglianza http://femmes.gouv.fr/dossiers/egalite-professionnelle/promotion-de-legalite-professionnelle/projets-de-lois-les-etudes-dimpact-sur-legalite-femmes-hommes/ . Qui invece http://www.dailymotion.com/video/xzlgvn_une-annee-de-progres-pour-les-droits-des-femmes_news?start=207 un breve video del 2013 che vi consiglio di guardare. Il dibattito pubblico in materia è acceso, l’operato della Ministra ha dato visibilità a molte problematiche e parlarne è diventato un fatto normale. Anche quando non si raggiungono risultati reali, estendere il dibattito è un atto politico e pedagogico che investe la consapevolezza di cittadini e cittadine, sensibilizzandoli/e. Difficile che un politico qui si sogni di farsi trovare impreparato in materia di parità e uguaglianza, o di considerare queste tematiche non prioritarie. L’educazione alle differenze, anche se tra mille difficoltà e resistenze, é una realtà; il progetto ABCD Egalité, avviatosi nel corso nel 2014 e in parte per ora sabotato, continua ad esistere e viene diffuso e supportato, seppur in forme differenti, da molte associazioni e collettività territoriali, il tutto con finanziamenti pubblici. Sempre quest’anno sono state disposte per legge sanzioni alle imprese che non rispettano la parità di salario donna/uomo. Nei consigli di amministrazione é stato definito che uomini e donne devono presenziare in egual numero ( 50% : 50%). Ed é inoltre stato istituito un numero verde attivo sette giorni su sette per i casi di violenza sulle donne. Questi alcuni esempi. Altri potrebbero venire dal mondo di singole militanti o dell’associazionismo, che accompagna l’operato istituzionale, come ad esempio il sito di azioni collettive contro il sessismo macholand.fr https://www.youtube.com/watch?v=uvhgp47SVaA .

L’assenza di un reale e operante ministero delle pari opportunità, condotto da persone competenti e capaci di condurre progetti trasversali e concreti, é per l’Italia a mio parere una lacuna letale. La disuguaglianza é uno dei fattori che genera e contribuisce alla crisi, economica e culturale, di una nazione.

«Solo le economie che possono impiegare tutti i loro talenti rimarranno competitive e riusciranno a prosperare», avverte il fondatore e presidente del World Economic Forum, Klaus Schwab.

Un caro saluto da Parigi,

Giulia Camin