“Non Fatevi Rubare la Speranza! Guardiamoci intorno: quante ferite il male infligge all’umanità!. Guerre, violenze, conflitti economici che colpiscono chi è più debole, sete di denaro, di potere, corruzione, divisioni, crimini contro la vita umana e contro il creato. La nostra gioia non nasce dal possesso delle cose”. “Non dobbiamo credere al Maligno che ci dice: non puoi fare nulla contro la violenza, la corruzione, l’ingiustizia, contro i tuoi peccati! Non dobbiamo mai abituarci al male!”
Così Papa Francesco oggi. E come non essere d’accordo? Cattolici o no, credo che quanto detto dal Papa sia condiviso da musulmani protestanti e hindu. E da noi.
Però.
In giro per le scuole d’Italia mi accorgo come sia oggi molto più diffcile essere una ragazza normale o brutta rispetto a qualche anno fa. Solo pensando a quando ero io sedicenne posso assicurare che l’imposizione dei modelli mediatici era infinitamente inferiore rispetto a ciò che avviene oggi.Anche allora le ragazze con molto seno piacevano molto, ma ciò detto, un unico canale tv poche riviste e un film al cinema ogni tanto potevano sì imporre un modello, che diventava però solo suggerito ma raramente imposto ed unico.
Oggi provo spesso comprensione e compassione per le ragazzine che incontro sommerse come sono da modelli mediatici infiniti e tutti tesi a proporsi come l’unico e il solo giusto. E allora diete, iniezioni, tagli di capelli, allargamento dell’arco dentale, operazioni alle cosce mastoplastiche e così via.
Essere sé stesse oggi, magari non bellissime, richiede un duro lavoro di consapevolezza e conoscenza di sè che può sorgere spontaneo ma che più spesso è agevolato da famiglie o insegnanti attenti. Dunque un percoso elitario che divide le ragazze tra chi possiede i mezzi culturali e chi non li possiede cioè la maggioranza. Una divisione che produrrà un avanzamento sociale e culturale per censo, cioè una mostruosità che speravamo di avere superato e che la crisi ci ripropone con urgenza.
“La nostra gioia non nasce dal possesso delle cose“ afferma Papa Francesco e la sete di denaro e potere smisurato conducono all’inferno.
Giusto ricordarcelo.
Posiamo noi adulte/i rendere il cammino dei ragazzi e ragazze però meno impervio e talvolta impraticabile?
Ammetto di sentirmi a disagio quando davanti ad una assemblea di giovanissime affermo che l’accetazione di sé sta alla base di una vita più serena e poi osservare di fronte alla scuola un manifesto di dimensioni gigantesche da dove occhieggia una stupenda perfetta adolescente, pur ritoccata con photoshop, che appare attraente nella sua nuda perfezione.
O quando propongo la meraviglia dei nostri difetti che ci rendono uniche sapendo che alla sera il pubblico che mi ascolta guarda da 15 anni i glutei perfetti e i seni sodissimi delle due irrinunciabili veline.
Passeremo alla storia per la generazione delle/degli ipocriti, come impedirlo?
Papa Francesco ha sommamente ragione quando ci ricorda le insidie del troppo desiderare ma adesso, appena si sarà insediato e sistemato mi aspetto, e lo spero con viva partecipazione e molto rispetto, che si rivolga con toni meno comprensivi e dall’alto della Sua posizione agli adulti e alle loro resposabilità che sono poi quelle di rispettare il Patto Intergenerazionale, quello che ci mette di fornte alla responsabilità di cosegnare a chi verrà dopo di noi un mondo migliore di come l oabbiamo preso in consegna. O almeno di provarci.
Perchè se è vero che la gioia non nasce dal possesso compulsivo delle cose, dei telefonini, del nuovo pc, della playstation è anche vero che il sistema economico attuale è interamente basato sul provocare bisogni inutili che necessitano poi di essere soddisfatti.
E come in un cortocircuito gli adulti/e che costribuiscono al sistema che provoca i bisogni sono gli stessi che poi provano con scarso successo a convincere i ragazzi /e che quei prodotti confezionati per attrarli e che necessitano di un consumatore, non devono essere da loro desiderati e consumati.
Un esercizio sadico sembrerebbe.
Lo riscontro giornalmente nelle classi: l’oggetto del desiderio più ambito è lo smartphone ed è evidente quanti bambini lo posseggano e quanto sia chiaro che non tutti provengano da famiglie ricche. Ma come resistere?
Avete certamente visto, ad esempio, il nuovo spot di una nota azienda telefonica che propone come testimonail un irressitibile Pinguino cantante che altri non è che Elio e le Storie tese?
Ha una presa formidabile sui ragazzini, è una campagna di grande successo, difficile resistere.
La soluzione dunque non sarà semplice perché impone la messa in discussione di un interno sistema.
Ma è importante DIRE il nostro disagio, nominarlo. “La rivoluzione inizia con il chiamare le cose con il loro nome“.
Alcuni hanno già cominciato. Se anche Papa Francesco ci desse una mano.