Alla Vigilia di Natale ho incontrato alcune delle nostre corrispondenti dall’estero e siamo state insieme a cena.E’ stato bello e affettuoso incontraci dopo un rapporto solo telematico. Le guardavo chiaccherare serene ed ero orgogliosa di loro e mi rivedevo: anch’io a meno di 30 anni vivevo all’estero, Parigi, e in quegli anni ero una rarità.

Le guardavo e mi saliva una rabbia incredibile nel pensare a come stessero vivendo un esperienza formativa importante che avrebbe modificato il corso delle loro vite e come qs possibilità non sia per tutte/i. E invece oggi è fondamentale. Lo so che non tutte/i possono espatriare, che la lotta è qui. Ma se è durissima per me crederci ancora a questa Italia feroce, come posso pretenderlo da chi ha poco più di 20anni? Dunque ripeto: se potete andate. Non per sempre, tornate più forti, più consapevoli e combatterete con più strumenti. Io vi do una mano.

Come sta Facendo Livia da Berlino

22 Dicembre 2012: mi alzo dopo trenta minuti di sonno e 21 giorni di calvario alle spalle, stanca, stanchissima. Abbiamo lavorato tutto il mese fino alle 19, alle 20 alle 21 o alle 22. Diktat: tutti i compiti iniziati negli ultimi nove mesi dovevano essere stoicamente portati a termine prima del nuovo anno. Un parto. Alle 4 e 30 mi catapulto nella S-Bahn, Endstation: aereoporto di Berlino Schönefeld. Incastrata in una fila chilometrica, osservo gli altri passeggeri e spero di non perdere l´aereo. Nel frattempo un uomo, una ragazza, una donna, un altro uomo, scavalcano il divisorio che incanala le persone in fila, uno dopo l´altra, nell´arco di una mezz´ora, passano. Sventolano bagaglio a mano e biglietto, litigano con il ragazzo dei controlli di sicurezza, urlano che devono avere la precedenza, altrimenti perderanno l´aereo. Quelle stesse persone affannate erano-stranamente-italian* e io, dopo mezz´ora di coda, me le ritrovo in sala d´attesa, prima dell´imbarco. Non ho dormito, sono stanchissima, tutto mi é concesso: parlo con la ragazza che mi era passata davanti, discuto. Finalmente realizzo: sto tornando in Italia. Due ore più tardi atterro a Milano, mi sento una comparsa de “La notte dei morti viventi”. Incontro per caso A., vive anche lui a Berlino da otto anni, ha una figlia e una ex-compagna che non gli ha concesso per lungo tempo di vedere la bambina. Il padre di A. mi da uno strappo fino alla metro più vicina e in macchina ci riassume in venti minuti gli accadimenti politici delle ultime due settimane. Gli chiedo di Silvio Berlusconi, lui dice che non avrà speranza alle prossime elezioni. Io annuisco. “Non so. Vedremo”, dico. La sera riabbraccio S., Lorella, Giulia, Marina e finalmente sento il calore di casa. L´adrenalina degli ultimi mesi comincia a scendere.

23 Dicembre 2012, ore 13:00: ecco la stazione di Milano Centrale, come un piccolo teatrino, pronta per me e il mio chock culturale. “Attenzione, è vietato sorpassare la linea gialla”, “È vietato attraversare i binari ”, “Attenzione, non lasciare bagagli incustoditi”, “È vietato gettare i mozziconi di sigaretta a terra”, “Ai signori viaggiatori: ricordatevi di convalidare il vostro biglietto prima di salire a bordo”: una massa di gente, si sposta in modo scomposto e scoordinato nel ventre della stazione dei treni, l´altoparlante impartisce ordine, educa all´ordine, altrimenti? Oltre alla biglietteria sono a disposizione dei viaggiatori una serie di distributori automatici di cui pochi utenti sembrano usufruire. Il carretto rosso “Freccia” – biglietti per i ritardatari- ubicato su rotelline al binario 14 riscuote, invece, un grandissimo successo e più persone vi si accalcano con zelo. Sorrido e mi sento come una turista, in Italia, oh mia Patria! Il treno interregionale per Venezia è freddissimo e stracolmo di gente. Senza togliermi la giacca, mi accoccolo sul primo sedile libero. Nel mio scompartimento viaggiano anziani e anziane, alcuni adoloscenti e molti stranieri e straniere. Una ragazza accanto a me si accorge che sto leggendo un giornale tedesco e mi chiede “Mah, a che punto è lo spread?”. Poi mi racconta della sua di fiamma, l´ultima: un ingegnere italiano che l´ha lasciata perchè aveva “scoperto” che “praticava” la danza del ventre “Un bigotto”, commenta lei. Parliamo a lungo del suo non sentirsi compresa e gratificata, in quanto donna, in Italia. Mi chiede il mio indirizzo email, glielo lascio, ci congediamo e scendo dal treno.

24 Dicembre 2012: sono felicissima, all´osteria del paese incontro tutti i miei vecchi amici, emigrati e non. Pochi sono rimasti, tra loro S. il quale mi mostra orgoglioso la foto del suo primogenito. Parliamo a lungo e io non posso che scuotere la testa tutto il tempo. S. è già dieci anni più vecchio di me e da qualche anno si é messo in proprio. È fotografo, rincorre i clienti per i pagamenti ma in qualche modo, sgomitando, se la cava abbastanza bene. La sua compagna ha lasciato il lavoro per seguirlo due anni fa in Oriente. Poi é arrivato G., un amore di bambino. S. lavora e aiuta L. con il bambino, è felice di farlo e vorrebbe che un sistema di strutture sociali permettesse a lui e L. di poter godere entrambi di maternità, paternità, lavoro e crescita personale. Ma gli asilo nido costano 500 Euro al mese, così L. sta a casa, mamma e donna, mentre S. lavora. A partita IVA. Entrambi sognano anche di avere un secondo figlio o una figlia. Ascolto S. con attenzione e in me cresce sempre più la consapevolezza del perchè non sono restata. Perchè avrei dovuto? S. è un uomo raro in Italia o quanti uomini sarebbero come lui? Mi dice anche: “Ci sono state sempre troppo poche donne in politica”. Me lo dice squotendo la testa: “Una donna sente il mondo e le esigenze della società in modo diverso”. Lo dice in dialetto stretto veronese, bevendo un bicchiere di Valpolicella.

26 Dicembre 2012: il “Natale con i tuoi” è passato e il mio amico F. viene a salutarmi prima di prendere il treno per tornare a Roma. Gli chiedo cosa ne pensa delle prossime elezioni, dato che io più sto qui in Italia e meno riesco ad immaginarmi come andrà a finire. Silvio Berlusconi o Beppe Grillo? “Voto Grillo”, “Voto Vendola”, “Voto Bersani”, “Voto Silvio” (addirittura “Silvio”, nome di battesimo). Ma perchè in Germania dicono “Voto FDP”, “Voto SPD”, “Voto CDU”? “Perchè gli italiani e le italiane hanno bisogno del personaggio, del leader, del capo, del…?” chiedo a F. F. mi passa dei link interessanti e io sono molto perplessa.

http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=6524

http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=10112#more-10112

http://www.senzasoste.it/dintorni/immigrati-a-pontedera-ma-chi-raccatta-il-movimento-5-stelle

http://www.zic.it/navile-m5s-solidarizza-con-casapound/  

Parliamo di politica, F. ed io. Ma ne parlo praticamente con tutt* durante il mio soggiorno italiano. Nessuno sa cosa voterà e chi lo sa, vota Grillo “perchè ha ragione, i parlamentari ci hanno mangiato tutto” e poi? E poi cosa ci dice “Grillo”?

Ogni giorno guardo la TV con i miei genitori, Silvio Berlusconi è tornato, si fa intervistare a copione scritto oppure minaccia di andarsene se le domande poste non gli garbano. Per me è un incubo ma molti ascoltano e assorbono. I miei genitori inveiscono. Non se ne può più.

28 Dicembre 2012: finalmente arriva Mathias in treno, felicissimo intesse le lodi delle nostre Alpi. Il paesaggio, la luce, il cibo: ecco, ci risiamo, vuoi vedere che poi mi toccherà convincerlo di nuovo che non c´è solo questo? L´Italia, vista con i suoi occhi, è un luogo in cui vivere felici e contenti. Ma lui é tedesco, non un´italiana, lui non approva, non capisce come io abbia potuto abbandonare tutto questo ben di Dio. “Vedi Mathias, in Italia é tutto accatastato…Sì, ci sono case ovunque. Ecco, io ho bisogno di respirare, di grandi spazi sterminati e disabitati, come ne ho trovati in Germania” gli dico una notte. “Sì, ma in Cermania non ci sono le montagne e non c´è neanche la tua mama e il tuo papa” risponde lui. “Mmm, papà!” correggo io indispettita e poi penso che ha dannatamente ragione. La vita in questo paese italiano è cosí semplice e cara e…

03 Gennaio 2013: buon anno a tutt*! Io e Mathias ci spostiamo in treno per il Veneto  e andiamo a trovare amici e amiche. Solo treni regionali, io, Mathias e il Quinto Stato. T. ha avuto una bambina e sta a casa ad accudirla. Da grande farà la casalinga, finchè lo stipendio di E. bastarà per tutti. È meglio così, T. accudisce la bimba e accudirà i loro genitori, quando diventeranno anziani. “Anch´io mi occuperò dei miei”, le dico “Devo loro la mia vita”. Sì, devo loro la mia vita. La mia libertà. Apprezzo molto chi vuole restare in Italia, io non voglio restare, in due settimane non mi avete convinta, cari politici! Ah dimenticavo, T. é laureata ed ha passato i 30, proprio come me. Poi guardo Mathias che griglia una bistecca di manzo al focolare “insieme agli uomini”, ha imparato tantissme parole nuove- non tutte dicibili- in questi ultimi tre giorni. La lingua italiana, le parole, gli prendono il cuore e lui, come una spugna, assorbe. Conosco questa bellissima sensazione: imparare una lingua da zero in un altro Paese, farsi trasportare dai suoni e apprenderne i significati. Come posso privarlo di questa gioia e delle costate di manzo biologico delle Dolomiti?

06 Gennaio 2013: ultimo giorno. La mia cara zia ripropone la qestione sollevata già in una sua email del 03.11.2012:

“ieri sono andata sul lago magnifica giornata…abbiamo
fatto un giro in bike con panorami stupendi e visitato il paese di
Arco..non so se lo conosci ma ho pensato”ecco questo è il paese dove
mattia e la livia potrebbero vivere” chissà perchè l’ho pensato..è un
miscuglio di alleman e italiano, di montagna alto adige e di piazzette
italiane  pieno di case storiche vecchie da mettere a posto…insomma se
vi stancate di berlino ci sono tanti altri luoghi dove vivere…in questi
luoghi del lago trionfa la natura e lo sport ..e si parla allemano…ho
visto un ragazzo biondo con codino , zaino e figlio in spalla
accompagnato da una ragazza dai capelli linghissimi castani che
camminavano su alti sentieri del lago di garda abbracciati e ho pensato a
voi due….  ciao un bacio”

Che zia romantica! E che bei posti, sì! Io, però, per il momento continuo a seguire la mia pancia e Mathias si adegua. Mi dispiace, ma io non voglio tornare, proprio no. È grave?

Torno se mi garantite un futuro, parlo con voi, cari politici. In Germania ho, per ora, un lavoro, un sussidio sociale se mi lasciano a casa, la possibilità di non avere paura – in quanto donna- di dover rinunciare alla mia indipendenza economica e individuale. In Italia che mi date? Che offrite alle donne come me che hanno visto uno ad uno infrangersi i loro sogni? Io a fare la mamma della famiglia Cuore non ci sto!

Sì, c´è tanto da fare in Italia, ci sarebbe molto da fare. Ma chi davvero in Italia fa, viene umiliato, deluso, calpestato. Vi prego contradditemi. Il 10 Febbraio del 1977 scriveva Giuliano Zincone su il “Corriere della Sera”: “No, dice la Ragione, questo non è un altro Sessantotto. Allora, nove (cento) anni fa, non c´era la crisi economica, gli studenti, gli operai potevano permettersi il lusso di chiedere. Allora il PCI era un carro armato all´opposizione, lento ma minaccioso per il potere. Allora gli avversari erano tutti lì, tondi e gonfi come bersagli da baraccone, si chiamavano Padroni, Baroni, Sistema. Adesso tutto è molto più complicato, i compagni sono in cattedra, i giornali e la TV elogiano sempre la Classe Operaia, comprendono ogni cosa, usano continuamente parole di sinistra. Chi si contesta, contro ci si lotta?

Sì, dice l´Emozione, questo è un altro Sessantotto, perchè i ghetti universitari sono di nuovo pieni di parole diverse: invenzioni e progetti seri, pernacchie e invettive feroci. L´Italia disoccupata, precaria, marginale fa ancora un tentativo. Perderà, dice la Ragione, e non è possibile smentirla. Ma intanto sulla fontana dell´Università di Roma c´è scritto:”Sí alle emozioni, no alle mozioni”. “

Che cosa possiamo dire di noi oggi? Accettiamo tutto passivamente? Direi di no. Che cosa possiamo dire studenti, precari, donne, disoccupati? Protestiamo abbastanza, agiamo abbastanza oppure dopo Trent´anni di brain washing televisivo non ci resta che piangere e fare sí con la testa? Donne? Siamo un soggetto da imitare? Io in un´Italia così non ci voglio tornare. Chiamatemi pure egoista, privilegiata, ipocrita ma senza una Politica che pensi in modo prospettico una società è vuota e degenere e chi vi appartiene non può progettare il proprio futuro. Mi contraddite per favore?