Oggi la nostra LETTERA DALL’ESTERO  ci arriva da Giulia Camin che, come oramai sapete, vive a Parigi e lavora con passione. Questo suo articolo è importantissimo oggi, è direttamente collegato alla nostra realtà.

Sono tanti i paesi in cui la formazione ai nuovi media fa parte di percorsi scolastici di insegnamento e aggiornamento insegnanti supportati dal Ministero della Cultura e quindi dallo Stato.

Tanti anni fa lavoravo come guida (qui in Francia si direbbe mediatrice) e occupandomi soprattutto del pubblico scolastico mi ritrovai a osservare insieme ad un gruppo di studenti di un rinomato liceo classico una serie di opere di un artista tedesco, il fotografo Thomas Ruff.
Si trattava della serie JPG, fotografie pixelate in cui, solo indietreggiando e acquisendo maggiore distanza, si poteva iniziare a riconoscere il soggetto rappresentato e cioè  l’attentato terroristico dell’ 11 settembre 2001 alle torri gemelle di New York, le potete vedere qui http://www.metmuseum.org/toah/works-of-art/2006.92 .
Ricordo che, quella come molte altre, si rivelò un’ottima occasione per ragionare insieme ai ragazzi e alle ragazze presenti, un ottimo spunto per parlare di media, di diffusione e assuefazione alle immagini spesso “dolorose” e forti trasmesse senza tregua dalla televisione come anche  parlare di attualità, di politica e di tutto ciò che opere come queste possono contenere e evocare. Erano loro ad aprirsi, parlare, io ogni tanto aggiustavo il tiro, rilanciando quesiti e riflessioni. Ricordo però anche che, come al solito, le reazioni dei presenti furono diversificate e che, mentre con alcune giovani particolarmente appassionate discutevo dell’inquietante ed purtroppo hollywoodiana spettacolarità di un evento tragico a cui in molti avevamo assistito in diretta, un gruppetto ridacchiante cercava di dirmi o di farmi dire altro.

In realtà stavano parlando dei tronisti della trasmissione di Maria De Filippi “Uomini e donne”. Mi sentii cadere le braccia. Parlavamo di terrorismo, di spaesamento, di bisogno di distanza critica, del posto e del senso dell’arte nel post-modernismo, e all’improvviso Maria De Filippi aveva fatto irruzione nel discorso disgregandolo e abbassandone intensità e senso. Il mio impegno si dissolse nelle risate e nella perdita di concentrazione collettiva per poi riprendere il filo del discorso con ancora più convinzione dell’importanza di non lasciar cadere nel vuoto momenti di scambio come questi. 

 Quello fu soltanto uno dei tanti, tantissimi episodi, in cui parlando di immagini  e occupandomi, sul territorio, giorno dopo giorno, di educazione allo sguardo e alla cultura, mi resi conto di quanto la televisione fosse presente nelle retine e nelle teste dei ragazzi e delle ragazze che incontravo. E non si trattava solo di classi provenienti da contesti difficili, ma anche e soprattutto degli “insospettabili” studenti  “beneducati” e di buona famiglia, gli stessi che hanno come genitori quei radical chic italiani che affermano di non guardare la TV e di risolvere così l’intera questione.

 Ho visto pochi mesi fa il bel film di Matteo Garrone, Reality. Un film duro e doloroso per noi italiani che amiamo la cultura e che vorremmo difenderla. Un film ancora più doloroso se visto fuori casa, sottotitolato, in veste di italiani all’estero. In sala, accerchiata da risate e mormorii, ho preferito fare in modo di non sentire i commenti, cercando anche di celare la mia italianità. A volte capita,  anche a voi, di vergognarvi di essere italiani? Non alludo di certo al film, ma ai tanti frammenti di verità in esso contenuti e mostrati senza filtri. La bellezza di un paese, la decadenza, il potere della televisione, l’assopimento, la follia.

Il sonno della ragione genera mostri, oramai lo sappiamo perché i mostri li conosciamo, hanno nomi e cognomi, hanno volti, e sono tanti. E stanno pure per tornare perché come giustamente dice Lorella nel post I Soliti Idioti http://www.ilcorpodelledonne.net/?p=13816 , oltre all’avvilimento nel constatare che non solo non c’è nulla di nuovo sul fronte politico italiano, ma anzi che si è azionata una retro-marcia che farà sprofondare  il paese direttamente nel medioevo, il problema del conflitto di interessi si pone nuovamente e se prima era cruciale ora lo è ancora di più. Continuiamo a farci prendere in giro?

Sono tanti i paesi in cui la Televisione è ancora un terreno fertile di informazione e formazione di buon livello qualitativo. Io personalmente qui in Francia la televisione la guardo moltissimo. Tra documentari e trasmissioni di approfondimento posso tranquillamente affermare che la mia integrazione qui non sarebbe stata così veloce se la televisione, e la radio, non mi avessero trasmesso così tante informazioni sulla Francia, la sua cultura e la sua storia. Che non significa che qui non esistano trasmissioni trash, ma significa piuttosto che la scelta è ampia e che tra le tante possibilità non ci si scontra contro un modello unico di nessun tipo.

L’immagine che vedete a corredo di questo scritto è una copertina di Télérama, una rivista settimanale che acquisto quasi regolarmente. Guardate quel titolo marcato in copertina:  “Un enfant, ça se cultive”. Tradurrei, “ Un bambino si coltiva”. Considerando che per coltivare si intende, come in italiano, l’accrescere,  l’alimentare, e il prendersi cura in questo caso di un bambino come di una pianta.

http://www.telerama.fr/idees/nos-enfants-et-la-culture-tout-savoir-sur-le-forum-telerama-des-6-et-7-avril,79883.php   Il titolo alludeva ad un forum che ha avuto luogo a Parigi in aprile, http://www.telerama.fr/idees/nos-enfants-et-la-culture,78710.php, in cui intellettuali e addetti ai lavori  hanno discusso di infanzia, educazione, televisione e internet. 

Titolo del forum: “Nos enfants et la culture”. I nostri bambini  e la cultura”.

 

I nostri bambini chi li educa alla cultura? Noi, la scuola, come li educhiamo? E la nostra televisione educa, informa, forma?   Mi pongo questo problema da tempo e lo faccio nuovamente oggi, alla luce dei nuovi risvolti riguardanti la politica italiana.

Si avvicina una nuova campagna elettorale, almeno così pare. Sì, è vero, comodo per me che tanto me ne sono andata, penserete voi. Ma so bene che domani mattina in ufficio la prima risposta a cui dovrò rispondere riguarderà proprio l’Italia e il politico italiano che più ha riempito le pagine dei giornali esteri negli ultimi venti anni, coprendoci e coprendosi di ridicolo. Dovrò, come ho fatto per anni da quando sono partita,  ricominciare a spiegare, giustificare, prendere le distanze non solo da questo politico ma da tutto e da tutti quelli che lui rappresenta. Prendere distanza dalla cultura dell’illegalità, dall’omofobia e dal sessismo, dalla corruzione. E da tutto e tutti quelli che hanno lasciato che le cose andassero in questo modo (tutti colpevoli in egual misura).

 Sarebbe bello chiudere gli occhi e fare finta di nulla. Immaginare che non ci sarà nessun vecchio di  80 anni o poco meno a ricandidarsi (sarà vero poi?) e  nessun tecnico a fare finta di portarci fuori dalla crisi. Sarebbe bello immaginare qualcosa di nuovo, moderno, democratico, politici che parlino di ambiente, di parità di diritti, di educazione invece che ritrovarsi davanti agli occhi i soliti finti politici di sinistra o di destra che oramai sembrano quasi tutti uguali. Premettendo che sono contraria al patto di genere, sarebbe troppo pretendere anche una presenza di voci al femminile?

 Ma prima di queste nuove elezioni esisterà, e sarà una presenza concreta e attiva, la televisione, capace di trasformarsi e diffondersi attraverso i computer e internet che ne consolidano il potere e la capillarità; ci sarà sia quella detta pubblica che pubblica non è, che quella privata. E allora  prepariamoci e preparatevi a  deprimenti spettacolini, alla sua de-informazione e l’intrattenimento di bassa lega, alla propaganda che lobotomizza. E nel frattempo quasi quasi vi consiglio anche di installarvi una bella antenna per vedere le televisioni estere e iniziare un’analisi comparata. Cambiate canale e guardatevi telegiornali e trasmissioni estere a volte gratuitamente disponibili anche su internet.

 

Potrebbe rivelarsi essere un esercizio utile.