Giorni fa leggevo in un blog un dibattito su di me. A parte sentirmi lusingata da tanta attenzione, mi stupivo di leggere dichiarazioni che mi riguardavano e di cui io non ero consapevole. “Zanardo è una neo fem” diceva uno e io intanto riflettevo sul fatto che non avrei nemmeno saputo ben spiegare cosa significhi essere neo-fem.”No guarda Zanardo è ossessionata col corpo delle donne” diceva un’altra e io intanto mi domandavo a quale ossessione si riferissero. Erotica? Certo pensavo meglio essere scambiata per una che ha un ossessione erotica che per la solita banale noiossisima storia del moralismo. Ma lo spiego bene e definitivamente nel libro che esce tra due giorni SENZA CHIEDERE IL PERMESSO.
Come la penso, è ben riassunto in questo bell’articolo di Marina Freri dall’Australia: ecco, mi sento molto vicina al comportamento della Prima Ministra e delle donne australiane. Un’agire pragmatico e centrato sul raggiungimento di risultati.Oddio! Non sarò diventata australian-fem?! 🙂
Buona lettura.

Il movimento femminista australiano ha colto un’occasione servita su un piatto radiofonico d’argento per uscire da un lungo letargo.E dico letargo senza giudizio negativo. È motivo di orgoglio vivere in un paese in cui si può campare senza fare la guerra per sentirsi pari: ricordo che l’Australia è governata da una primo ministro, Julia Gillard, che la Governor General è Quentin Bryce e che la sindaco di Sydney è Clover Moore.

Sì poi abbiamo anche Gina Rinehart, la magnate delle miniere, donna più ricca del mondo, che vuole introdurre le paghe dei “lavoratori africani” sui due dollari al giorno in Western Australia, ma almeno è libera di dirlo e noi libere di cortesemente non ascoltarla.Insomma non possiamo lamentarci, anche se le mie amiche e colleghe australiane farebbero immediatamente presente che esiste ancora un “massive salary gap,” un mostruoso divario di retribuzione tra uomini e donne. Ecco, ho puntualizzato anch’io.

Ad ogni modo, il fattaccio è capitato quando uno degli speaker radiofonici più famosi d’Australia, Alan Jones, se ne è uscito in onda con una frase da bar di provincia della bassa (con l’unica differenza che Jones non sa cosa sia la procacità contadina lombarda), dicendo che le donne in posizione di potere stavano mandando a rotoli il paese.

“She [Prime Minister Julia Gillard] said that we know societies only reach their full potential if women are politically participating,” disse Jones.

“Women are destroying the joint – Christine Nixon (ex capo commissario di polizia) in Melbourne, Clover Moore here. Honestly.”

Insomma così parlò Alan Jones agli uomini australiani scendendo dai monti della radio commerciale per illuminare il prossimo.

Il fatto è che il 29 agosto la Primo Ministro aveva annunciato che l’Australia avrebbe speso 320 milioni di dollari per promuovere la parità dei sessi nelle isole del pacifico, educare ed inserire le donne in ruoli di leadership (qui potete leggere il comunicato stampa per intero: http://www.pm.gov.au/press-office/addressing-gender-inequality-pacific).

Secondo Jones tanto valeva buttare i soldi nel cesso (francesismo tutto mio) perchè le donne in posizione di potere stanno distruggendo il paese: destroying the joint.

Le sue dichiarazioni sono immediatamente rimbalzate sui social media e atterrate, per rimanerci per diverse settimane, su Twitter dove #destroythejoint ha scalato le classifiche dei temi più discussi.

Buttandola in battuta, perchè cos’altro si può fare in un paese abituato ad ascoltare quello che le donne hanno da dire, le donne australiane hanno ridicolizzato fino ad annichilirli i commenti di Jones, twittando modi creativi in cui distruggere il paese.

“Sto andando a prendere i ragazzi a scuola, dopo aver lavorato tutto il giorno,” #Destroythejoint

“Ho un po’ di tempo libero, sto pensando a varie idee per distruggere il paese,” scriveva la scrittrice e femminista Jane Caro.

E così via in una protesta pacifica di settimane culminata anche in cena a Canberra (la capitale, so che lo sapete ma a volte io me lo dimentico: è una città che il sabato, quando non si va in parlamento, mi ricorda un quadro di Dalì con gli orologi sciolti al sole) e con una carrellata di rassegna stampa che ha rimesso le cose al loro posto: Alan Jones a fare commenti sessisti in radio, e le donne australiane a rovinare il paese, ma molto più consapevoli del potere e dei ruoli che hanno raggiunto.