La vicenda è nota: una ragazza viene ritrovata fuori di una discoteca a L’Aquila quasi assiderata e dissanguata. In stato di shock per giorni non è possibile interrogarla. Dopo alcune verifiche, pare che non si tratti di stupro di gruppo bensì di violenza da parte di un ragazzo che pare avrebbe utlizzato per lo stupro un oggetto metallico. Pare che i punti di sutura siano piu di 40 e che la ragazza abbia rischiato di morire dissanguata oltre che assiderata. Attendiamo gli esiti delle indagini. Intanto l’imputato è stato arrestato.

Cio’ invece su cui dobbiamo attenzione, molta attenzione, è il linguaggio utlizzato dai legali della difesa: “La ragazza era consenziente”.
Dice infatti l’imputato che la ragazza volontariamente si allontanava dalla discoteca e volontariamente consumava un rapporto sessuale con il ragazzo.
Attendiamo la versione della giovane.
Ciò che non dobbiamo attendere di sapere sono i fatti: c’è una ragazza che da giorni è irriconoscibile, sotto shock con la vagina lacerata ricucita da 40 o più punti.
Spero che non ci troveremo qui a dovere spiegare che non si è consenzienti a farsi lacerare la vagina.
ATTENZIONE al linguaggio. Gli avvocati nell’affermare che la ragazza era consenziente ad un amplesso, veicolano il messaggio che “se l’è cercata”.
Passati decenni da PROCESSO PER STUPRO, altri decenni dallo straziante monologo di Franca Rame sullo stupro, ancora decenni da giudici che ridendo affermavano che “se ti tolgono i jenas per stuprarti significa che un po’ ci stai”, non accetteremo di ascoltare  le stesse menzogne.

NON CI INTERESSA SE LA RAGAZZA FOSSE CONSENZIENTE AD APPARTARSI CON IL RAGAZZO. FATTI LORO.
CIO’ CHE CI INTERESSA E’ CHE C’E’ UNA GIOVANE DONNA MASSACRATA E DILANIATA. Dilaniata nel corpo e nell’anima.
Stiamo all’erta.ATTENZIONE AL LINGUAGGIO CHE VERRA’ USATO. Dal linguaggio che verrà utilizzato si gioca il futuro delle donne.
Intanto siamo vicine, vicinissime alla giovane donna e a chi le sta accanto. Con molto affetto.
Qui sotto pubblico una lettera.  E’ stata scritta prima che l’imputato fosse arrestato e quindi non è aggiurnata. Ma non  è questo che conta. Prende posizione sul fatto qui raccontato. E’ di un uomo. Attendevo questo gesto da anni.

A Salo’, qualche giorno fa , l’ennesima violenza. Un pakistano di 22 anni ha aggredito una barista che tornava a casa in piena notte. Le aveva già strappato i collant quando richiamato dalle urla, un collega della vittima e’ intervenuto mettendo in fuga l’aggressore. Nel giro di qualche ora i carabinieri hanno rintracciato il pakistano arrestandolo. Una storia così la trovi spesso scorrendo le pagine della cronaca di un qualsiasi quotidiano di provincia,  anzi, qui fortunatamente la violenza e’ solo tentata e non portata a termine. A l ‘Aquila invece i tre militari e la ragazza imputati di stupro di gruppo non sono agli arresti, perché ?  La ragazza ha subito una violenza feroce, sadica, 48 punti di sutura, violata con un corpo contundente, picchiata ed abbandonata nuda e sanguinante nella neve, insomma un vero miracolo che sia viva. Perché quindi imputati che sono per loro stessa ammissione autori dei fatti contestati non sono agli arresti, ma hanno la possibilità di concordare strategie difensive comuni, che in casi del genere sono ben più gravi dell’occultamento di prove? Probabilmente sotto il profilo giuridico e’ tutto spiegabile, non centra il razzismo nel primo caso e le procedure che salvaguardano le garanzie sono semplicemente state applicate nel secondo , non e’ sul piano giuridico che ci compete addentrarci, ma se volgiamo lo sguardo al contesto qualcosa non torna. Innanzitutto per come l’informazione ha gestito la cronaca ed il filtro delle notizie sulle indagini, riuscendo ad insinuare il dubbio che la ragazza fosse consenziente e che si trattasse di un gioco erotico estremo, poi per la sfrontatezza con cui i comandi militari hanno rimesso in strada gli imputati a fare ronde di protezione nelle strade della città terremotata. Il quadro che ne esce quindi ci riporta indietro di 30 anni, al film documentario di Lagostina Bassi, a quel processo per stupro, a Franca Rame.  La giovane studentessa dell’Aquila e’ nostra figlia, dobbiamo trovare il modo di sostenerla e proteggerla. Claudio Losio