252674_213866135313423_100000701135953_705738_7396590_nVi scrivo da piazza del Duomo.
Condivido con voi alcuni cenni sulla vita e sul pensiero di Antonio Greppi – com’è attuale! – amatissimo sindaco della Milano del dopoguerra. Uomo colto e sensibile, grande amante delle arti e del teatro in particolare, fonte di ispirazione per il nostro nuovo sindaco Giuliano Pisapia.

Non risorgevano soltanto le case, gli ospedali, i teatri, ma anche gli spiriti. E Greppi aveva l’abitudine di dire che la ricostruzione della città era un fatto non meno psicologico che materiale.
Greppi cerca di coinvolgere tutti i ceti sociali, ogni organizzazione pubblica o privata, ogni istituzione, sensibilizzandole al bene comune, alla ricostruzione della città.
La sua prima preoccupazione è quella di bloccare ogni iniziativa di vendetta tra partigiani e fascisti. La sacralità della vita è per lui sempre presente; l’insegnamento del Vangelo, con le sue semplici parole “non uccidere”, rappresenta una verità scolpita nel cuore. E così, sempre coerente ai ‘suoi’ principi, nel primo proclama dal titolo “Non si deve uccidere” è chiaramente scritto: “voglio essere il sindaco responsabile di una città in cui ognuno abbia chiaro e inflessibile il senso della propria responsabilità”, poiché “[…] tanto più bella è una vittoria quanto meno s’invermiglia di sangue”.
Finalmente, l’amore del Greppi per la sua città e la sua passione per il teatro possono trovare un punto di contatto: la Scala. Cuore della città, simbolo della sua cultura, nonché tempio della lirica italiana, il prestigioso teatro è stato gravemente danneggiato dai bombardamenti del 1943. Per Greppi la sua ricostruzione assurge a simbolo di una più grande rinascita: quella della spiritualità di Milano tutta.
“Dal balcone del Municipio io guardavo talvolta la facciata del teatro, quasi illesa, e nostalgicamente rivivevo ore bellissime di un passato oltremodo lontano. […] E tratto tratto leggevo, in grandi caratteri verniciati male, appelli anonimi e brusche sollecitazioni.”
In una città in cui ai cumuli di macerie si alternano i ruderi dei palazzi, in cui la gente vive nelle strade e nelle piazze e dove la municipalità ‘spinge’ le famiglie alla coabitazione, Greppi decide di cominciare la ricostruzione proprio da quello che nella sua idea, allora impopolare, rappresenta il simbolo della città ferita. Con il suo motto “Pane e musica”, il neo sindaco cerca di stimolare e sensibilizzare i cittadini verso questa impresa. Le polemiche dell’estrema sinistra sulla più giustificata urgenza di case popolari sono messe a tacere nel giro di poche settimane grazie anche al contributo di diversi assessori comunisti.
“C’è nel mondo un’aria di rivincita e molti si sentono pionieri. L’amore che i cittadini milanesi hanno per il teatro dà luogo a singolari iniziative: molti cortili, infatti, si trasformano in piccoli teatri all’aperto; comitati di inquilini allestiscono spettacoli liberi a scopo benefico e ogni mattina le commissioni di queste insolite Compagnie sfilano in Municipio con i fondi raccolti…” Accadeva così di sentir suonare e cantare un po’ dappertutto.”
(foto di Jacopo Bertolini)