Difficile vedere il nuovo  di questi tempi. Difficile annusarlo, sentirlo, intuirlo. Più che altro vedo vecchie e vecchi, inteso come donne e uomini che dicono di volere il nuovo mentre uitlizzano strumenti obsoleti per costruirlo.

“Non si può smantellare la casa del padrone con gli attrezzi del padrone” diceva Audre Lorde e io l’ho imparato da Monica Lanfranco.

Non si può vomitare su questa politica e poi  uitlizzare il sistema mafioso della raccomandazione per andare avanti.

E’ accaduto, Sciascia aveva ragione: oggi le modalità mafiose sono molto diffuse anche nei comportamenti al nord. Garantisco che non era così anni fa. Garantisco che quando finii l’università, il merito contava al 70% a volte al 100%. E resto allibita quando incontro a Milano oggi persone di “buona famiglia” cultura ecc ecc che candidi proclamano: ” ho ottenuto quella borsa di studio, ho vinto quel bando, ho avuto quel posto…sai: mio padre è nel consiglio di amministrazione di…e mi ha dato una mano”. Da un punto di vista antropologico mi interessa molto l’assenza di vergogna: spesso chi lo afferma non è  né spavaldo, né imbarazzato:  è diveuto normale dichiarare che si è raccomandati.

Non sono ingenua nè alle prime armi. Ho constatato  lavorand,o che il pelo sullo stomaco ce l’hanno  in tanti/e e a volte è quasi indispensabile.

Ma sono convitna che serva a mantenere un sistema, non a proporne uno di nuovo.

Ho riferito ad alcune donne “potenti” del triste episodo del MACHO EXPO , dell’expo senza donne. Mi hanno ripsoto secche: ” lo sappiamo, ora vediamo noi di sistemare”. come? mi chiedo,  durante una cena lobbistica con Letizia Moratti? con alcuni potenti di turno, chiedendo un paio di poltorne?

No, la mia denuncia mira ad altro: trasparenza e posizioni autorevoli assegnate alle, ai meritevoli.

Non si smantella la casa del padrone con gli attrezzi del padrone.