Loredana Lipperini sul suo blog propone la pubblicità di un’azienda di intimo apparsa sul Corriere della Sera di qualche giorno fa. Come sempre quando sui blog si mostrano tette e culi, i commenti fioccano numerosi. C’è però un argomento su cui vorrei riflettere, ed è il target che si vuole raggiungere, prima regola di un bravo responsabile marketing. L’azienda in questione vende intimo di moda  ad un prezzo basso e si rivolge alle ragazzine. I lettori del Corriere sono spesso uomini, ceto medio alto e piuttosto conservatori. Come mai l’azienda in questione investe in pubblicità che apparentemente le sue potenziali clienti non vedranno? Gli anziani lettori perbene del glorioso quotidiano “sognano” nel vedere culetti di adolescenti?

Non credo che nessuno si scandalizzi nel vedere un bel sedere. C’è però da dire che non se ne può più  d ivedere usati tette culi e cosce quale surrogato alla mancanza totale di innovazione, vita, futuro, cambiamento. Carne a buon mercato anzichè riflessioni e piani per il futuro. Direi che ne abbiamo abbastanza, direi che lo scandalo non c’è nemmeno più. E’ rimasta la noia, l’abitudine a ritrovarci surrogati di modernità in veste di ragazzine pon pon mentre negli altri Paesi si lavora per le ragazze e i ragazzi seriamente. E allora sì, ha ragione il giornalista che scrive sempre sul Corriere di qualche giorno fa, che consiglia ai ragazzi di andare a studiare all’estero. Così i figli di quelli che leggono il Corriere, dopo qualche anno di educazione televisiva a buon mercato, andranno a crescere e a maturare a Oxford. Mentre gli altri, quelli che non se lo possono permettere, passeranno la loro vita inebetiti davanti a panoramiche di cosce dopo una giornata di precariato. Resi passivi e impossibilitati a reagire. Questo assomiglia sempre meno ad un paese democratico.