Ospitiamo con piacere  un intervento di Ardovig, www.parliamoneassieme.it .

Stereotipi verbali.
Sotto certi aspetti Luce del mondo. Il papa, la Chiesa e i segni dei tempi. Una conversazione con Peter Seewal, pubblicato ieri dalla Libreria Editrice Vaticana, è un libro coraggioso, in cui Benedetto XVI parla di pedofilia, islam, preti sposati, divorzio, contraccezione, omosessualità, riforme della chiesa, liturgia, rapporti con gli ortodossi, autorità del pontefice.
Il comunicato di presentazione su L’Osservatore Romano di qualche giorno fa, ha fatto subito discutere per il pensiero sull’uso del preservativo, “Vi possono essere singoli casi giustificati, ad esempio quando una prostituta utilizza un profilattico”.L’esempio non è confortante, perché come “singolo caso” Joseph Ratzinger avrebbe potuto citare la protezione della donna dall’Aids soprattutto in Africa, considerate anche le polemiche in occasione del suo viaggio nel 2009, ma è ciò che disturba di più è che nel testo originale (“Es mag begründete Einzelfälle geben, etwa wenn ein Prostituierter ein Kondom verwendet, wo dies ein erster Schritt zur Moralisierung sein kann, ein erstes Stück Verantwortung“) è scritto prostituto, al maschile. Parola poco usata in italiano, salvo che per la storia antica (non che la prostituzione maschile nel nostro paese non esista, ma non se ne parla mai e, salvo che non coinvolga il politico di turno com’è successo l’anno scorso, non fa notizia).
“Prostituta”, dunque, singolare femminile.
Inevitabilmente il pensiero è andato alla considerazione della donna da parte della chiesa cattolica nel corso dei secoli, da Agostino d’Ipponia, passando per il vescovo Cirillo e l’uccisione di Ipazia di cui si è discusso tanto in occasione dell’uscita del film Agorà di Alejandro Amenábar, fino ai giorni nostri, dimenticando che nella chiesa neotestamentaria troviamo donne con una responsabilità, tra le quali Febe, diaconessa della comunità di Cencrea e Priscilla, chiamata apostolo assieme al marito Aquila.
L’intervento di Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede, che ha chiarito che “non importa se il termine sia “maschile o femminile, la cosa importante è che usare il preservativo in alcuni casi sia “il primo passo di responsabilità nel tenere conto della vita, evitare di dare un rischio grave all’altro, e questo per uomo, donna o transessuale è lo stesso” ha gettato altra benzina sul fuoco. Riesce infatti difficile pensare a un grossolano errore di traduzione dal tedesco, in un’opera di tale importanza. Ingrid Stampa che ha controllato la traduzione italiana, avrebbe potuto suggerire il neutro “chi esercita la prostituzione”.Anche questa volta il messaggio passa attraverso la scelta delle parole, e anche nelle parole troviamo degli stereotipi da riconoscere ed evitare accuratamente. Se diciamo “un buon uomo” ci viene in mente una persona semplice, a “buona donna”, però, associamo quasi sicuramente “figlio di”.