Morire a dodici anni di povertà. In Italia.

Qui nel Nordest ci sono i rumeni, quelli che hanno rubato il lavoro ai camionisti nostrani, quelli che “chi sa cosa trasportano nei loro furgoni bianchi” spesso in carovana. Si, ci saranno anche traffici illeciti, ma gioverà ricordare che tre giorni dopo l’ingresso della Slovenia nello spazio Shengen, la prima rapina fu perpetrata da italiani in Slovenia (ad un distributore), e non viceversa. Poi ci sono quei due polacchi che hanno perso la vita a Napoli per il crollo di un edificio fatiscente. Ai polacchi l’Italia dovrebbe chiedere scusa per lo sfruttamento, degli stagionali in provincia di Foggia documentato da Medici Senza Frontiere. Qualcuno ha dimenticato, o forse non sa, che i rumeni e i polacchi sono “comunitari” come noi, solo che sono poveri, e non si vergognano di fare quei lavori che “l’italiano non fa più”.
Ma fa differenza? A già!, l’“extracomunitario”, eufemismo per “(sporco) negro”, per i magrebini e i senegalesi, mai sentito definire extracomunitario un americano o uno svizzero!
Margarita è morta a dodici anni per una storia di povertà ed era una extracomunitaria.
Il 4 marzo a Cernusco sul Naviglio è morta Rachel, extracomunitaria nigeriana di 13 mesi, perché il padre, da poco senza lavoro, non aveva potuto rinnovare la tessera sanitaria, proprio come nei film americani dove se non sei assicurato non muovono un dito.
Non è tollerabile che nel tanto decantato terzo millennio, in Italia, due bambine muoiano così, per ignoranza o per miseria.
Sarà che sono uomo di confine, prima con la Jugoslavia, ora con la Slovenia (che per inciso ci sta facendo le scarpe), e mi riesce difficile trattare il “diverso” da diverso. Qualcosa si può, e si deve fare, anche singolarmente.

Perfettamente d’accordo con te Ardovig. Hai perfino usato le stesse parole che avrei usato e ho usato io! Aggiugici anche le famiglie di abusivi che vengono sfrattate in quesi giorni dalle case popolari in costruzione a Palermo, vivono senza acqua corrente e senza energia elettrica. Sono italianissimi e andranno via per lasciare spazio ad altre persone in difficoltà come loro. A Napoli è crollato un edificio sui poveracci che si erano adattati a viverci e altri ne crolleranno. Questi sono stranieri ma era italiana la famiglia siciliana dimezzata da un crollo simile un paio di mesi fa. Si si può morire di povertà in Italia, tra l’indifferenza in vita e i minuti di silenzio postumi.