Pochi minuti di Casa di Bambola, dramma di Henrik Ibsen, che ci servono a riflettere su come i temi che qui discutiamo, fossero già attuali nella Norvegia di 150 anni fa. Prima di passare al video, se volete, potete leggere la trama della piece teatrale qui:

http://it.wikipedia.org/wiki/Casa_di_bambola


A capo

Helmer:  Ma da ora in avanti tutto cambierà. Il tempo del gioco è finito. Ora è tempo  per voi di iniziare un percorso educativo.

Nora: chi? Io o i bambini?

Helmer:: Entrambi.

….

Nora: Devo cominciare ad  educare me stessa. E tu non sei l’uomo che mi puo aiutare in qs compito. Lo devo fare da sola. Per questo ti lascio. Devo imparare a stare in piedi con le sole mie forze. Devo conoscere me stessa e le cose che accadono intorno a me. Devo andarmene dalla  tua casa.

Lui: Ma non puoi farlo. È contro i tuoi doveri piu sacri

Lei: e quali sono i miei doveri piu sacri?

Lui: Tuo marito, i tuoi figli.

Lei: ho dei doveri ancora piu sacri: i doveri verso me stessa.

A capo

Casa di Bambola fu scritto da Ibsen nel 1879 e alla prima rappresentazione, come avete letto, suscitò uno scandalo enorme. Se ne discuteva continuamente, e le discussioni spesso accendevano gli animi e talvolta degeneravano. Per un certo tempo fu consuetudine, nei biglietti di invito a cena, aggiungere una postilla: “I signori invitati sono cortesemente pregati di non parlare di Nora”.

Ibsen sosteneva che “ci sono due tipi di leggi morali, due tipi di coscienze, una in un uomo e un’altra completamente differente in una donna. L’una non può comprendere l’altra; ma nelle questioni pratiche della vita, la donna è giudicata dalle leggi degli uomini, come se non fosse una donna, ma un uomo”.

Mi piace pensare che nella fredda Norvegia protestante di un secolo e mezzo fa, un uomo definisse “sacri” i doveri che una donna ha verso se stessa. Cerco di ricordarmelo tutte le volte che ci imbarazziamo a far valere i nostri diritti piu elementari.