“In questa generazione ci pentiremo

non solo per le parole e le azioni odiose delle persone cattive,

ma per lo spaventoso silenzio delle persone buone”.

Martin Luther King.

La pubblicità delle 4 veline ambasciatrici dell’Università di Bologna (ma a chi era venuta l’idea?!)  è stata ritirata, con tante scuse.

La pubblicità dell’Acqua Rocchetta (ma chi era l’autore ?!) è stata ritirata.

Nelle ultime puntate di Sarabanda Belen Rodriguez si copre in qualche modo il lato B (e la telecamera abbandona la curiosità ginecologica per qualche secondo) mentre sale le scale del trampolino della piscina.

Novella 2000 nel suo penultimo numero tratta il tema della chirurgia estetica avanzando per la prima volta l’ipotesi che forse non è sempre una buona idea sottoporsi ad interventi chirurgici per modificare il proprio aspetto.

Gocce nell’oceano del ciarpame.

Però…

Tutti gli esempi recenti sopra citati sono il risultato degli ultimi mesi di “rivolta del web”, cioè di persone, blog e siti uniti nella protesta.

Protestare serve.

Manifestare il proprio dissenso serve.

Mai ascoltare i cinici e i disillusi.

E’ solo che ci vuole molto impegno e fatica.

E le nostre giornate sono già piene  di lavoro, famiglia, figli, studio, faccende domestiche, compiti. Ed è difficile trovare il tempo per manifestare il nostro dissenso.

Però siamo qui, in questo Paese e in questo momento storico e ci viene richiesto impegno, da ritagliare dalle nostre giornate già faticose.

Ci viene richiesto dalla nostra coscienza, non più da un Partito o da una Fede, ché in quest’epoca tacciono.

Ascoltare la coscienza è più difficile, implica un rapporto con sé che spesso latita, però in mancanza di direttive dall’esterno, dobbiamo partire da noi stessi ed agire.

Ed è un dato rinfrancante e di sollievo verificare che altri sentono nello stesso modo.

Le aziende che investono grossi budget nelle campagne pubblicitarie  non vogliono che queste  campagne vegano criticate: a volte è quindi meno costose ritirarle che rischiare una diminuzione  nei consumi del prodotto pubblicizzato.

Avanti così, dunque, questa è la strada.

Ci eravamo tutti un po’ troppo rilassati credendo che i diritti elementari, come il diritto alla pari dignità e al rispetto , fossero acquisiti. Ma non è così.

Ci sono Paesi d’altronde dove non è più garantito il diritto di espressione e dove le donne rischiano la vita giornalmente per tentare di ripristinarlo: a queste donne è richiesto un livello di impegno enorme, decisamente superiore a quello che viene domandato a noi.

A noi donne e uomini italiani è chiesto oggi un impegno supplementare nell’allinearci agli altri Paesi europei per quanto concerne l’uso rispettoso dell’immagine della donna nei media.

Sarà quindi necessario ritagliarci tutte e tutti noi un piccolo spazio, giornaliero? settimanale?, in cui manifestare il nostro dissenso.

Possono essere mail inviate all’azienda che ci offende. O all’azienda insieme all’agenzia di pubblicità responsabile di quella data campagna pubblicitaria (funziona ancora meglio). O alla Rai o a Mediaset.

Protestare serve.

Manifestare il proprio dissenso sta alla base di ogni democrazia.

Riprendiamo in mano le nostre vite.