Negli Anni Cinquanta gli Italiani erano appena usciti dalla guerra, il Paese era ridotto allo stremo e gli analfabeti rappresentavano piu del 50% della popolazione.

La televisione non esisteva ancora e al cinema ci andavano tutti, le sale erano migliaia e le dive del grande schermo erano modelli da seguire.

Gli abiti delle star venivano presi come spunto per i vestiti che le sartine avrebbero poi cucito, ci si pettinava come la Loren o la Bosè e si sognava dei loro amori.


Pier Paolo Pasolini aveva capito in anticipo che la televisione stava per distruggere la poetica potenzialmente espressa dal volto umano.
Pasolini aveva un senso acuto della realtà del volto umano, come luogo d’incontro di energie ineffabili che esplodono nell’espressione, cioè in qualche cosa di asimmetrico, di individuale, di impuro, di composito, insomma il contrario del tipico.


Che ne è dei volti delle donne? ci chiediamo nel nostro documentario. Intendendo i volti reali, le facce che esprimono vita vissuta.

Mi ha sempre sorpreso come un periodo come quello del dopoguerra abbia prodotto modelli di bellezza così infinitamente piu vicini al significato stesso di questo termine, così ben espresso da Pasolini, che con sorprendente chiaroveggenza ne intuisce la fine determinata dalla televisione.

Che dire del naso della Mangano? O anche di quello della Loren? Cosa sarebbe accaduto ai loro nasi nell’Italia del 2009? Sarebbero divenuti nasini sottili e irrimediabilmente all’insù?

Un Paese povero dove gli uomini sognavano donne uniche, particolari, per nulla uniformi.

Molti anni dopo, in un Paese dove l’analfabetismo è apparentemente quasi scomparso, i gusti degli italiani sono divenuti estremamente più banali e la bellezza viene intesa come forma stereotipata scialba e anonima.

La televisione è profondamente responsabile di questo livellamento e c’è da chiedersi come e se la Scuola possa offrire modelli di bellezza più coraggiosi e con maggiori possibilità evocative, alternativi a quelli imperanti.

E se non ci piace la Gatta Nera che funesta le serate estive dei nostri figli (il Mercante in Fiera è purtroppo ricominciato ieri), non è per moralismo.

Un’altra seduzione sarebbe possibile.